Scorre il sangue in Egitto, in questo venerdì della collera indetto dalle organizzazioni antigovernative che martedì hanno dato vita alla rivolta. La situazione in giornata è andata via via precipitando durante i cortei e le manifestazioni che hanno paralizzato le principali città egiziane. Scontri violenti, con un imprecisato numero di morti: almeno una decina secondo alcune fonti. Numerosi i feriti. A fuoco anche le sedi del Partito Nazionale democratico di Hosni Mubarak al Cairo, Ismailia e Porto Said. 400 i manifestanti arrestati nella sola capitale. L’esponente dell’opposizione Mohammed El Baradei, rientrato in patria ieri, è stato posto agli arresti domiciliari. Fermati dalla polizia egiziana anche diversi giornalisti e fotografi di media occidentali, alcuni persino aggrediti e privati delle loro apparecchiature. Intanto Mubarak ha imposto il coprifuoco in tutto il Paese: è intervenuto l’esercito e la polizia si è ritirata. Ma i manifestanti sono comunque rimasti in strada sfidando le forze dell’ordine. Pare che dozzine di dimostranti abbiano tentato di salire sui tank dispiegati nelle strade di Suez. Ma i militari avrebbero aperto il fuoco sulla folla. Regna intanto la censura, l’Egitto è tenuto in isolamento: bloccati Internet e la copertura di rete dei cellulari. Inutili gli appelli della comunità internazionale al rispetto dei diritti della popolazione e per la riapertura dei canali di comunicazione.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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