Pochissimi giorni prima di questa tornata elettorale soldati di Kfor, in tenuta antisommossa a Villaggio Italia, perfezionavano le tecniche di intervento rapido in caso di tumulti od incidenti... che si sono puntualmente verificati a Mitrovica e Zvecan, dove gruppi di nazionalisti serbi hanno fatto irruzione in alcuni seggi, distruggendo le urne e malmenando i presenti. Le forze del contingente internazionale – già in allerta - sono intervenute subito riportando l'ordine, ma a quel punto lo svolgersi delle operazioni di voto era compromesso. Lo scenario più temuto, alla vigilia del voto.. ma tutto sommato prevedibile. Nel nord a maggioranza serba ha prevalso il boicottaggio: votare – implicitamente – avrebbe comportato il riconoscimento dell'autorità di Pristina, e questo continua ad essere considerato inaccettabile da queste comunità. Tutta un'altra storia nelle enclave serbe sparse nel resto del territorio, dove l'affluenza oscilla tra il 54 e il 64%: ben oltre il 46% scarso rilevato complessivamente. Una partecipazione bassissima. Queste elezioni erano molto attese sia da Pristina, che da Belgrado, in vista di un possibile futuro ingresso nell'UE. Sicuramente, oggi, l'Europa è più lontana. Per il resto si tratta di numeri che interessano soprattutto a livello locale: in generale si e' registrato un incremento di consensi per la Ldk – la formazione che si ispira ai principi del defunto presidente Rugova - e un calo invece del Partito democratico del Kosovo del premier Hashim Thaci. In 24 comuni, tra i quali Pristina, si andrà al ballottaggio il primo dicembre.
Gianmarco Morosini
Gianmarco Morosini
Riproduzione riservata ©