Logo San Marino RTV

Omicidio-suicidio a Rimini

18 set 2010
Prima uccide la nipote, poi si spara. Inizialmente attribuito ad un raptus di follia, l’omicidio-suicidio è stato invece compiuto per futili motivi da un uomo con la mente disturbata. Protagonisti uno zio e una nipote, Stefano e Monica Anelli, che vivevano nella stessa palazzina, eredità di famiglia, apparentemente senza contrasti. Alle 9 e 30 di ieri Monica esce di casa, con la borsa personale e quella da lavoro. Ad attenderla lo zio, 62 anni, ingegnere meccanico in pensione che prima la colpisce ripetutamente con una grossa forbice da potatura, poi la uccide scoccando un dardo con una balestra. La donna avrebbe cercato inutilmente di raggiungere l’uscito. Il suo corpo è stato trovato in una posizione innaturale, dicono gli inquirenti, forse adagiato a terra dallo zio. Questo ed altri elementi hanno fatto pensare alla premeditazione, dimostrata anche da appunti trovati nella casa dell’uomo con gli orari di uscita ed entrata della donna, che da pochi mesi viveva nel palazzo. Dopo il delitto Stefano Anelli si è cambiato la maglietta sporca di sangue, si è lavato le mani, ha tagliato i tubi del gas dell’appartamento della vittima, forse prelevando le chiavi dalla borsa della nipote, ed ha lasciato una candela accesa, per far saltare in aria la palazzina. Lo scoppio avrebbe dovuto distruggere ogni indizio. Poi è scappato in auto, con 16 mila euro in contanti e un fucile da caccia, calibro 12 costruito da lui, ingegnere meccanico. Si presume che abbia vagato per le campagne prima di spararsi. Probabilmente aveva capito di non avere scampo. L’auto e il cadavere sono stati ritrovati ai bordi di una strada di Santa Cristina. Nella sua abitazione sono state trovate armi e balestre non denunciate e copie di lettere di plauso ai coniugi Olindo e Rosa Romano, in carcere a Erba per strage.
Nel video l'intervista a Nicola Vitale (Dir. Squadra Mobile)

Myriam Simoncini

Riproduzione riservata ©