Le indagini della magistratura sul 'tubo' che, secondo Mirco Eusebi e la sua compagna Ivana Ferrara inventori del dispositivo Tucker, avrebbe dovuto consentire forti risparmi energetici nel riscaldamento, presero il via alcuni anni fa, dopo una serie di servizi di 'Striscia la notizia'. I due finirono in carcere l'8 ottobre 2002 per circa tre mesi e mezzo, più altri due mesi agli arresti domiciliari. Nel 2003 la Finanza sequestrò, su ordine del Gip, immobili e auto riconducibili alla Tucker per un valore stimato in oltre due milioni e mezzo di euro. La maxiudienza preliminare si concluse con 53 rinvii a giudizio e un patteggiamento. Adesso, davanti al giudice, sfileranno i titolari dell’azienda, gli altri sei indagati che con loro devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, i 48 che rischiano una condanna per truffa 'semplice' e di questi, una ventina devono rispondere anche di violenza privata, oltre alle quasi duemila parti civili, mentre per altre centinaia c'era stata l'archiviazione per vizi di forma nella costituzione. Eusebi e Ferrara, secondo la Procura, devono rispondere da soli anche delle sevizie fisiche e psichiche compiute in un agriturismo in provincia di Terni dove si tenevano le riunioni con i 'seguaci' dell'azienda, incentivati a diventare a loro volta promotori commerciali del 'business' versando somme variabili tra i 1.077 e i 9.384 euro per ottenere le forniture per la successiva rivendita a terzi dei dispositivi. Il tubo Tucker veniva venduto con una catena di Sant'Antonio che ha coinvolto migliaia di persone. Era reclamizzato dall'omonima azienda romagnola come un dispositivo che sarebbe stato in grado di consentire all'utente un sensibile risparmio energetico e di ridurre l'inquinamento atmosferico.
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