Gli avvocati Alessandro Petrillo, Beniamino Migliucci e Moreno Maresi chiedono di rimettere in libertà, i tre sammarinesi agli arresti domiciliari in Italia da 12 giorni e si dicono fiduciosi in una risposta positiva. Questo dopo che il Tribunale del Riesame ha deciso la scarcerazione di Arnaldo Corbara, ai domiciliari per ragioni di età dall’inizio dell’inchiesta “Re Nero”, lo scorso 5 gennaio.
Corbara, titolare della Mareco Plastic s.r.l. ha sempre preso le distanze da traffici di denaro contestati dall’accusa, dichiarando di esserne totalmente estraneo e di non aver mai appreso, nel corso delle riunioni e delle discussioni in seno al consiglio direttivo della Banca di Credito e Risparmio di Romagna, quanto il Procuratore della Repubblica gli ha contestato.
Secondo gli inquirenti, la forlivese Banca di Credito e Risparmio di Romagna offriva a diversi imprenditori un “servizio di riciclaggio” del nero, anche con trasferimenti materiali di denaro verso le casse della Asset Banca. Questi soldi, sostiene l’accusa, venivano poi “sostituiti”, col negozio di deposito, attraverso la trasformazione in moneta scritturale, per poi essere ritrasferiti alla Banca di Credito e Risparmio di Romagna.
Dall’inizio dell’operazione - partita la notte del 4 gennaio con l’arresto di Presidente e direttore di Asset Banca Stefano Ercolani e Barbara Tabarrini e di Stefano Venturini, consigliere in entrambe le banche - ad oggi, i tre sammarinesi si sono sempre proclamati innocenti. I loro avvocati hanno più volte affermato di essere certi di riuscire a dimostrare la loro estraneità alle accuse che gli vengono mosse.
Intanto BankItalia e la Procura della Repubblica di Forlì continuano ad esaminare la documentazione raccolta da Polizia e Guardia di Finanza ed emergono filoni di indagine nuovi che porterebbero a rogatorie non solo verso San Marino, ma anche altri Paesi.
Corbara, titolare della Mareco Plastic s.r.l. ha sempre preso le distanze da traffici di denaro contestati dall’accusa, dichiarando di esserne totalmente estraneo e di non aver mai appreso, nel corso delle riunioni e delle discussioni in seno al consiglio direttivo della Banca di Credito e Risparmio di Romagna, quanto il Procuratore della Repubblica gli ha contestato.
Secondo gli inquirenti, la forlivese Banca di Credito e Risparmio di Romagna offriva a diversi imprenditori un “servizio di riciclaggio” del nero, anche con trasferimenti materiali di denaro verso le casse della Asset Banca. Questi soldi, sostiene l’accusa, venivano poi “sostituiti”, col negozio di deposito, attraverso la trasformazione in moneta scritturale, per poi essere ritrasferiti alla Banca di Credito e Risparmio di Romagna.
Dall’inizio dell’operazione - partita la notte del 4 gennaio con l’arresto di Presidente e direttore di Asset Banca Stefano Ercolani e Barbara Tabarrini e di Stefano Venturini, consigliere in entrambe le banche - ad oggi, i tre sammarinesi si sono sempre proclamati innocenti. I loro avvocati hanno più volte affermato di essere certi di riuscire a dimostrare la loro estraneità alle accuse che gli vengono mosse.
Intanto BankItalia e la Procura della Repubblica di Forlì continuano ad esaminare la documentazione raccolta da Polizia e Guardia di Finanza ed emergono filoni di indagine nuovi che porterebbero a rogatorie non solo verso San Marino, ma anche altri Paesi.
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