Ora non si parla più di sequestro probatorio, ma preventivo: vuol dire che, con ogni probabilità, i 2 milioni e 600mila euro destinati alla Cassa di Risparmio di San Marino e sequestrati dalla guardia di finanza e dalla squadra mobile di Forlì il 5 giugno scorso, potrebbero essere confiscati e diventare a tutti gli effetti dello Stato italiano.
Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Bologna, che ha così rigettato per la seconda volta la richiesta avanzata dai legali dell’istituto di credito sammarinese.
Il sequestro era stato disposto dal pm forlivese Fabio Di Vizio: era stato fermato il blindato di un’azienda del servizio portavalori che si stava dirigendo verso la Repubblica.
L’ingente somma arrivava dalla filiale forlivese del Monte dei Paschi di Siena, che aveva chiesto alla sede cittadina della Banca d’Italia di poter disporre dei soldi: la Procura lo ha però ritenuto un trasferimento illegale ed ha bloccato il portavalori.
Ben diversa la versione della Cassa di Risparmio, che ha sempre dichiarato di aver eseguito il trasporto alla luce del sole, e che l’uso di un’altra banca per i prelievi e i versamenti doveva intendersi come utilizzo di un servizio bancario esterno previsto e regolamentato anche mediante formale elezione di domicilio comunicata alla Banca d’Italia.
Secondo il pm di Forlì invece, somme superiori ai 12mila euro vanno dichiarate alla dogana.
L’inchiesta, tra l’altro, si sta allargando, e a Forlì nei giorni scorsi si è visto anche Francesco Greco, il procuratore aggiunto di Milano, il pm di “mani pulite”, uno dei maggiori esperti di crimini finanziari. Ma sull’incontro c’è massimo riserbo.
Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Bologna, che ha così rigettato per la seconda volta la richiesta avanzata dai legali dell’istituto di credito sammarinese.
Il sequestro era stato disposto dal pm forlivese Fabio Di Vizio: era stato fermato il blindato di un’azienda del servizio portavalori che si stava dirigendo verso la Repubblica.
L’ingente somma arrivava dalla filiale forlivese del Monte dei Paschi di Siena, che aveva chiesto alla sede cittadina della Banca d’Italia di poter disporre dei soldi: la Procura lo ha però ritenuto un trasferimento illegale ed ha bloccato il portavalori.
Ben diversa la versione della Cassa di Risparmio, che ha sempre dichiarato di aver eseguito il trasporto alla luce del sole, e che l’uso di un’altra banca per i prelievi e i versamenti doveva intendersi come utilizzo di un servizio bancario esterno previsto e regolamentato anche mediante formale elezione di domicilio comunicata alla Banca d’Italia.
Secondo il pm di Forlì invece, somme superiori ai 12mila euro vanno dichiarate alla dogana.
L’inchiesta, tra l’altro, si sta allargando, e a Forlì nei giorni scorsi si è visto anche Francesco Greco, il procuratore aggiunto di Milano, il pm di “mani pulite”, uno dei maggiori esperti di crimini finanziari. Ma sull’incontro c’è massimo riserbo.
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