Il 31 luglio del 1849, Garibaldi, inseguito dagli Austriaci, entra a San Marino con un migliaio di reduci della Repubblica Romana. Ed è subito circondato da diecimila soldati. I Sammarinesi si mettono in mezzo come mediatori. Bloccano le parti. Poi, nella notte, fanno scappare Garibaldi, sua moglie Anita e gli ufficiali più compromessi. Aiutano con cure, vettovaglie, denaro e salvacondotti gli altri rimasti intrappolati. I Capitani Reggenti hanno celebrato la ricorrenza depositando una corona di alloro ai piedi della statua dedicata all’eroe dei due mondi. E come sempre la banda militare ha intonato l’inno garibaldino, quello italiano e l’inno nazionale sammarinese. Per il Titano offrire scampo a Garibaldi fu una scelta pericolosa e lungimirante. Il protagonista del Risorgimento italiano dopo aver ricevuto asilo dalla Repubblica, diede a San Marino quella notorietà internazionale che divenne poi fondamentale per mantenere l’indipendenza e superare indenne il processo di unificazione italiana.
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