Era il tassello che mancava, dopo l’arresto di Giulio Lolli. Se le aspettava, le manette, Elenio Arcifa. 40 anni, origini catanesi, titolare di una ditta di elitrasporti e broker di una società di intermediazione tunisina: secondo gli inquirenti è il mediatore che ha permesso a Lolli 8 mesi di latitanza dorata. Domenica scorsa si era incontrato con lui in un Hotel di Tripoli; ma da tempo - i due - erano seguiti dagli inquirenti. In quell’occasione era scattato l’arresto di Lolli da parte della polizia libica: sul suo capo pendeva infatti il mandato d’arresto della Procura riminese. Arcifa – invece –, dopo l’identificazione, era stato lasciato andare. Ma a quel punto era consapevole di avere le ore contate. All’arrivo a Fiumicino, ad attenderlo, c'erano i carabinieri di Rimini e gli uomini della capitaneria di porto. Un’operazione resa possibile anche dal nuovo corso di relazioni tra Italia e Libia. Per arrivare a Lolli la Procura di Rimini aveva meticolosamente analizzato – e incrociato - traffici telefonici e movimenti bancari. Riscontrate movimentazioni per complessivi 2 milioni di euro su vari istituti di credito. Tra questi anche il Credito Sammarinese. I soldi ricavati dalla truffa erano poi stati depositati in un conto corrente della banca svizzera Arner. Da qui partivano varie rimesse dirette ad una banca tuinisina: la Arab Tunisian Bank. Il beneficiario era Elenio Arcifa, che poi avrebbe foraggiato la latitanza di Lolli. Nel video l’intervista a Vincenzo Tagliaferri (Vice Questore Ambasciata italiana a Tripoli)
Gianmarco Morosini
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