“Ogni ettaro strappato alla cocaina o al papavero da oppio e conquistato da cacao e caffè equivale a 5 chili di polvere bianca che non arrivano alle narici e alle vene di giovani e meno giovani europei”. Con queste premesse due anni fa nasce il progetto GoodFood, a sostegno dello sviluppo alternativo come strumento per combattere droga, narcotraffico e povertà. Ora, nel 2009, GoodFood cambia nome e diventa Good Goods cioè “beni buoni”. “Un progetto più ampio - spiega Andrea Muccioli - che vuole riunire le realtà che, in ogni parte del mondo, si battono per la riconversione delle coltivazioni di droga, con produzioni di beni”.
“Un cambiamento di nome appropriato – aggiunge Jorge Rios, responsabile dei progetti di sviluppo sostenibile dell’Ufficio ONU contro la Droga e il Crimine – poiché racchiude non solo il campo degli alimenti, ma prodotti delle piantagioni o degli allevamenti: tessuti, mobili, legnami pregiati, artigianato”.
In questa edizione di “Squisito!” per tutti l’opportunità di incontrare alcune tra le realtà che operano in Sudamerica, Afghanistan ed Estremo Oriente, dove si creano le condizioni per un’economia legale, attraverso una produzione di cibo e artigianato di altissima qualità.
Silvia Pelliccioni
“Un cambiamento di nome appropriato – aggiunge Jorge Rios, responsabile dei progetti di sviluppo sostenibile dell’Ufficio ONU contro la Droga e il Crimine – poiché racchiude non solo il campo degli alimenti, ma prodotti delle piantagioni o degli allevamenti: tessuti, mobili, legnami pregiati, artigianato”.
In questa edizione di “Squisito!” per tutti l’opportunità di incontrare alcune tra le realtà che operano in Sudamerica, Afghanistan ed Estremo Oriente, dove si creano le condizioni per un’economia legale, attraverso una produzione di cibo e artigianato di altissima qualità.
Silvia Pelliccioni
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