Vero o falso? Il mercato dell’abbigliamento è da qualche tempo invaso di merce non originale. Secondo una stima attendibile nell’ultimo decennio la contraffazione sarebbe cresciuta del 1.700 per cento. Bisogna però prendere in considerazione due situazioni: il falso evidente – la cosiddetta patacca acquistata, in genere, da venditori ambulanti – e la copia raffinata: che si confonde con la vendita del prodotto originale. Nel primo caso il consumatore è ben consapevole di ciò che sta acquistando a prezzo stracciato. In genere si tratta di merce di scarsissima qualità prodotta nel sud-est asiatico. Non è – questo - che uno dei tanti effetti della recessione da euro: tante persone, nonostante la ridotta capacità di acquisto, non sembrano voler rinunciare al possesso di un simil-status symbol. Più subdola, e difficilmente riconoscibile, l’altro tipo di contraffazione: quella – per intenderci - del capo d’abbigliamento di buona qualità – ma falso - venduto come originale. In questi casi difendersi dalla fregatura è difficile, ecco alcuni segreti. Le etichette di alcune griffe prestigiose comprendono anche un ologramma: un’immagine in tre dimensioni di difficilissima contraffazione. E’ bene – dunque, in questi casi – osservare l’etichetta da diverse prospettive. Controllare sempre i bottoni del capo che si va acquistare: se su questi non è riprodotto il marchio potrebbe trattarsi di un falso. Occhio, infine, alle cerniere. Quelle di borse ed abiti contraffatti sono di bassa qualità e tendono ad incepparsi.
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