La questione è di forte attualità, essendo in corso – nel Mondo – una poderosa campagna di immunizzazione contro il Covid-19. E anche a San Marino il dibattito sull'obbligatorietà della vaccinazione – specie per i sanitari – è quantomai vivo, ed interroga l'opinione pubblica. Sul tema arriva ora un pronunciamento della CEDU, che sembrerebbe mettere fuorigioco uno dei cavalli di battaglia della narrazione cosiddetta “no vax”: la presunta violazione di alcuni diritti fondamentali; dalla libertà di scelta al rispetto della vita privata.
La sentenza della Corte di Strasburgo – a dire il vero – riguarda una serie di ricorsi presentati prima della pandemia; ma secondo gli esperti la decisione potrebbe avere implicazioni per qualsiasi politica di immunizzazione obbligatoria per il coronavirus. Il caso giudiziario riguarda alcuni genitori della Repubblica Ceca che avevano detto “no” alla somministrazione, sui loro figli, di vaccini contro una serie di malattie infantili, imposti invece dalla normativa del Paese. A 5 bimbi era stato dunque negato l'acceso alla scuola materna, e non era mancata una multa. Da qui il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che ha tuttavia confermato – con una maggioranza di 16 voti a uno - come la politica sanitaria del Governo ceco sia coerente con “l'interesse superiore” dei minori, e non violi il rispetto della vita privata.
“È una grande delusione, per noi – afferma Zuzana Candigliota, legale dei ricorrenti -, che la Corte non abbia approfondito molte delle nostre argomentazioni, e si sia nascosta dietro concetti generali, come la protezione della salute, la solidarietà, ecc. Ma i nostri specifici temi sono passati inosservati, e l'unico che li ha considerati è stato un giudice polacco dissenziente”. Sottolineato, infine, dalla CEDU, un concetto importante, in vista di una applicazione estensiva: ovvero che le vaccinazioni obbligatorie possono essere considerate “necessarie in una società democratica”.