Le nuove regole del gioco indicate dal Consorzio tabaccai sollevano un polverone tra gli esercizi abilitati alla vendita di sigarette. Il Consorzio, che in applicazione al decreto del 2004, detiene il monopolio della distribuzione dei tabacchi ai bar, ha infatti deciso un tasso di sconto che proprio non piace ai gestori dei locali. Tutto è stato però rinviato al 5 settembre, data in cui Usot, rappresentati del Consorzio, Segretari all’Industria e alle Finanze si siederanno allo stesso tavolo per trovare un accordo. Ma qual è il motivo del contendere? A spiegarlo è lo stesso Presidente dell’ usot Gianfranco Ugolini che dichiara essere stato da subito contrario alla nascita di quella che definisce una lobby economica, un fatto antistorico e anacronistico. Fino ad ora, nell’ambito del libero mercato, i bar acquistavano la merce dai singoli tabaccai seguendo la regola del prezzo più vantaggioso. In questa contrattazione alcuni bar riuscivano ad ottenere anche il 7% di guadagno. 'Il Consorzio- spiega Ugolini- ha imposto senza un confronto con i diretti interessati, un aggio fisso del 3,5% e l’obbligo di ritirare le stecche direttamente alla sede. Chiediamo- continua il presidente dell’Usot – che venga riconosciuto il 5,5 % compreso il servizio di consegna. Se non dovessimo arrivare ad un accordo soddisfacente- minaccia Ugolini- smetteremo di acquistare'. Gli fanno eco alcuni gestori di bar che ritengono inaccettabile ribaltare le regole del libero commercio alla cui base c’è proprio la contrattazione del prezzo. 'Il monopolio di Stato - accusano- non può essere dato in gestione a privati, rivendichiamo il diritto di acquistare al miglior prezzo'. I baristi dichiarano inoltre di pagare in contanti i tabaccai per rivendere al dettaglio e soprattutto sostengono di offrire un servizio continuato al cittadino. Il presidente dei tabaccai Ivan Tabarini ritiene che il 3,5% sia più che onesto e prende ad esempio la vicina Italia in cui viene riconosciuto ai bar uno sconto dell’1%. 'Il sistema attuato sino ad ora- spiega Tabarini- non era giusto per la nostra categoria poiché il tasso di sconto applicato ai bar, in certi casi, ci assicurava un margine di guadagno minimo. Noi tabaccai acquistiamo le sigarette dal monopolio di Stato con un agio dell’11% ma con le tasse ci rimane in tasca il 9%. Ritengo poi che la rivendita del tabacco da parte di altri esercizi –conclude Tabarini- debba avvenire come servizio al cliente poiché si tratta di un articolo che andrebbe venduto solo in tabaccheria'.
Riproduzione riservata ©