L’uscita sugli organi di stampa della notizia del traffico di uranio non ha colto di sorpresa le autorità sammarinesi: già da alcune settimane – fa sapere l’esecutivo – la situazione era oggetto di attenzione da parte degli organi investigativi del Titano che hanno collaborato con i loro colleghi italiani. Per il momento – tuttavia – i contorni della vicenda restano oscuri. No comment dalla questura di Rimini: “Per motivi investigativi – riferisce dalla Polizia - non possiamo rilasciare dichiarazioni”. Nei prossimi giorni è atteso l’interrogatorio – da parte del Pm riminese Gengarelli - dei 3 indagati: Giorgio Gregoretti, ex bancario che avrebbe detenuto per un mese la valigetta con quattro barre di uranio da un chilo ciascuna; l’ex imprenditore Giovanni Guidi ed Elmo Olivieri, tecnico di una ditta meccanica. La Repubblica di San Marino è entrata nella vicenda in seguito alle dichiarazioni di Mario Scaramella - consulente della Commissione Mitrokhin –, secondo il quale il denaro della mediazione dell’affare sarebbe stato depositato in una banca sammarinese. Si è discusso anche di questo personaggio in Congresso ed è stato chiarito il suo rapporto con la Repubblica. A Scaramella era stato conferito nel novembre dello scorso anno l’incarico per uno studio sulla sicurezza e il controllo del territorio ma la delibera non era poi stata perfezionata. L’esecutivo dichiara che l’attenzione sulla vicenda resta alta e che – in caso di novità - si intraprenderà ogni azione utile a tutelare il buon nome di San Marino e delle sue istituzioni.
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