Un’altra tassa per la musica? No, grazie. Così ha risposto l’Unione Operatori Turistici di San Marino, alla richiesta della Scf, il consorzio fonografico che ha inviato in Repubblica, così come aveva già fatto in Italia, centinaia di richieste di pagamento, arretrati compresi. Cosa bisogna pagare? Secondo l’Scf, tutti gli operatori economici, compresi bar, ristoranti, parrucchieri, che diffondono musica tramite radio e televisioni, dovrebbero pagare i compensi ai produttori discografici, diversi dai diritti Siae, che tutelano gli artisti. E’ una legge del 1941 a stabilire la “remunerazione da corrispondere per poter utilizzare in pubblico le registrazioni musicali, di titolarità delle case discografiche”. In Italia le associazioni di categoria si sono spaccate, alcune son pronte a pagare, altre no, a San Marino Paolo Rossi, dell’Usot, non ha alcun dubbio: “Il consorzio deve provvedere all’annullamento delle numerose fatture emesse – dice – che non saranno assolutamente pagate, né ora né mai”. Anche perché, aggiunge Rossi che ha scritto all’Scf tramite il proprio legale, “San Marino non è soggetto all’applicazione di una legge italiana e il consorzio non può certo appellarsi, come ha fatto, all’articolo 42 della vigente convenzione tra Italia e Repubblica sammarinese”.
Francesca Biliotti
Francesca Biliotti
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