Dopo avere portato a termine la cosiddetta “terra da ceci” in tribunale, così come anticipato a suo tempo da Gabriele Gatti, e dopo avere superato – con qualche luce e molte ombre - la pandemia, l’attuale governo continua a confermare la propria sostanziale inutilità. Anzi, dannosità. Il governone è espressione di una maggioranza di ben 44 consiglieri, scaturita da una nuova legge elettorale con la quale i sammarinesi non possono più scegliere da chi farsi governare e nemmeno avere un’idea di cosa il governo si propone di fare. Un’enorme delega in bianco per un esecutivo assemblato, si dice, nell’ufficio del magistrato Valeria Pierfelici con l’obiettivo di ribaltare il tribunale ed il processo “Conto Mazzini”. Come puntualmente avvenuto. Dopo di questo, con tutta evidenza, c’è stato il nulla. Il governone ha contratto un debito internazionale enorme, nascondendo ai sammarinesi le modalità, senza un’idea su come restituirlo. Peggio ancora, la maggior parte di questa enorme massa di denaro è stata utilizzata per coprire i soliti buchi bancari ed alimentare la spesa corrente, compresa una lunga serie di regalie ai soliti amici. Delle riforme più urgenti, quelle che il governone definisce imminenti ormai da tempo, non vi è traccia. Anche l’Associazione degli Industriali è costretta a ricordarlo. Non c’è idea su come intervenire sulla spesa pubblica, per rimettere sotto controllo il bilancio dello Stato ormai in profondo rosso permanente. La sanità pubblica sembra un vascello che va alla deriva, con medici in fuga, telefoni muti e servizi ridimensionati. I più fortunati, quelli che possono permetterselo, si rivolgono altrove. Non esiste un progetto di rilancio dell’economia, anzi, i partiti di governo si accusano e rimbalzano fra loro, a colpi di comunicati pubblici, progetti di sviluppo, come una gara a chi ce l’ha più bello. Il costo delle utenze per le famiglie e per le aziende, in conseguenza dei ben noti eventi internazionali, è in aumento esponenziale mentre il governo “cade dal pero” dicendosi incredibilmente all’oscuro di quello che succede. Degli accordi con l’Unione Europea e con l’Italia, che sono fondamentali per il presente e per il futuro di San Marino, non vi è traccia; del famoso “Memorandum d’Intesa” con Banca d’Italia non si parla nemmeno più, col presidente tuttofare di Banca Centrale (Tomasetti, quella che parlava con i servizi segreti italiani) che si è persa nella nebbia. Cosa devono, quindi, aspettarsi i sammarinesi da questo governone sgangherato? Rete ha ormai dimostrato ripetutamente la propria profonda incompetenza nell’affrontare qualunque problema e la propria incapacità ad essere, anche minimamente, coerente con i tanti proclami dispensati negli anni di opposizione. NPR non è un partito ma solo un agglomerato di sigle, dietro le quali vi sono solo personalismi in competizione l’uno con l’altro. La Democrazia Cristiana, a quanto pare, si è talmente involuta fino a tornare ai famigerati anni novanta “quando stavamo bene”, con la mentalità di allora ma senza le ricchezze di quel periodo. Tutto quanto galleggia in un immobilismo che si accompagna a continue iniziative di intimidazione delle persone che manifestano opinioni critiche, utilizzando nella maniera più sconveniente proprio il tribunale post “terra da ceci”, con l’apparente accondiscendenza del suo dirigente Canzio. Un odioso clima di oppressione è oramai calato sulla nostra Repubblica. Il senso di responsabilità verso il Paese, tante volte rivendicato a vanvera dagli attuali governanti, imporrebbe di prendere atto di un fallimento ormai conclamato. In questi tempi difficili San Marino non può permettersi un governo inconcludente, incompetente e litigioso. Occorrerebbe passare oltre ma di questo, al momento, non vi è traccia. Tutti, litigiosi ed inconcludenti, restano saldamente attaccati alle poltrone e agli strapuntini.
CS Repubblica Futura