Ancora perquisizioni, ancora esponenti dell'UPR nel mirino degli inquirenti. L'indagine sul caso Conto Mazzini va avanti. Dopo le abitazioni di Pier Marino Mularoni e Pier Marino Menicucci, su ordine della magistratura gli uomini del nucleo antifrode hanno perquisito casa e studio legale dell'avvocato Gian Marco Marcucci e successivamente l'abitazione dove risiede il consigliere Giovanni Lonfernini. Sequestrati anche stavolta documenti, pc e telefonini. Così come Mularoni e Menicucci, entrambi indagati per associazione a delinquere e riciclaggio nel filone della “Penta Immobiliare”, all'epoca dei fatti contestati Marcucci e Lonfernini erano esponenti di punta della Dc: l'indagine che li riguarda è però quella relativa ai cinque milioni e mezzo di euro che, passati per un libretto al portatore intitolato a Giuseppe Mazzini e depositato all’ex Banca commerciale sammarinese, finirono in parte proprio in altri libretti, estinti col tempo dagli interessati. Per la stessa inchiesta, spicca il nome di Fiorenzo Stolfi, in carcere dallo scorso 8 settembre con l'accusa di riciclaggio e associazione per delinquere dedita al voto di scambio, alla corruzione e al clientelismo. Dopo l'iniziale interrogatorio di garanzia, in giornata Stolfi è stato nuovamente ascoltato dai magistrati i quali mantengono il massimo riserbo sull'esito. “Un interrogatorio molto completo – riferisce invece l'avvocato difensore, il prof. Luigi Stortoni – Stolfi ha risposto a tutte le domande in maniera esauriente ma sul contenuto vige la massima riservatezza”. L'ex Segretario di Stato si sarebbe dimostrato dunque notevolmente collaborativo, fornendo - secondo indiscrezioni - significative rivelazioni, per non dire scottanti, ai fini delle indagini. Cosa che già potrebbe far tremare i palazzi del potere.
Silvia Pelliccioni
Silvia Pelliccioni
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