"È stato un pestaggio. La verità man mano sta venendo a galla, la giustizia sta facendo il suo corso - nostro figlio non tornerà più a casa, però chi lo ha ucciso- ed è venuto fuori che lo ha fatto- deve avere una pena giusta. L'unica forza che ci rimane, dopo quella maledetta domenica mattina, è quella che ci spinge ad andare avanti è di avere giustizia. E' stato picchiato a morte”
E' una dichiarazione sofferta quella di Claudio e Barbara Tucci, parti civili in questo processo. Al collo della donna, il tesserino del figlio Giuseppe, vigile del fuoco in servizio a Rimini che morì a 34 anni, nella notte tra il 10 e l'11 giugno del 2023 fuori dalla discoteca Frontemare di Rimini.
Il processo al buttafuori di origini albanesi di 29 anni, esperto di boxe, accusato di averlo picchiato e ucciso procede nella forma del rito abbreviato; davanti al gip Vinicio Cantarini. Ascoltati i testimoni oculari di quella drammatica notte, chiamati a riferire su quanto accadde dopo la discussione tra la vittima e l'addetto alla sicurezza. Che lo avrebbe preso a pugni infierendo, sarebbe emerso oggi, anche quando il vigilie del fuoco era ormai a terra esanime.
Il processo a questo punto ruota attorno alla volontà di uccidere, importante comprendere la lesività e la tecnica dei colpi utilizzati. Per questo era presente in aula, Matteo Signani, campione di pugilato e sottocapo della Capitaneria di porto di Rimini, che nelle immagini del video vedete entrare in aula accanto al pubblico ministero Davide Ercolani. Il 18 ottobre conclusioni e sentenza.
Nel video le parole di Claudio e Barbara Tucci e la dichiarazione del loro avvocato, Marco Ditroia