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Inquilino picchia e minaccia il padrone di casa: condannato ad un anno mezzo

L'imputato non pagava l'affitto e nemmeno le utenze. Prima dello sfratto ha danneggiato l'appartamento. Non più reperibile neppure dal suo avvocato difensore

14 ott 2022

La vicenda ha dell'incredibile, ma è stata confermata da diversi testimoni nell'aula del Tribunale Unico. Maggio 2020 a Serravalle. Invita l'inquilino a parcheggiare nel posto auto assegnato e gli ricorda i mesi di arretrato dell'affitto. Per tutta risposta riceve una raffica di schiaffi e viene spintonato fino a cadere rovinosamente a terra. Alcuni vicini intervengono in soccorso ma vengono a loro volta minacciati così come la moglie del padrone di casa aggredito.

Sopraggiunge una pattuglia della Gendarmeria e l'inquilino ammette con spavalderia di aver picchiato il padrone di casa manifestando anche fierezza per l'accaduto. Trasportato all'Ospedale per le lesioni riportate, l'uomo vittima dell'aggressione viene operato alla tibia. Tuttora ha una protesi e difficoltà a camminare come prima.

“Mi sono meravigliata che l'aggressore non sia stato arrestato subito. Fino al gennaio successivo, quando è stato sfrattato – ha dichiarato la sorella dell'aggredito, ascoltata come testimone – abbiamo dovuto vivere con il timore di questa persona pericolosa. I miei figli avevano paura di uscire di casa. Nessuno ha fatto niente. Mi vergogno di essere cittadina della Repubblica”.

L'inquilino – hanno dichiarato l'uomo aggredito e la moglie – non ha mai pagato le utenze e prima di andarsene ha scardinato porte, imbrattato e picconato i muri dell'appartamento. Come richiesto dal Procuratore del Fisco l'imputato – che risulta irreperibile anche al suo stesso avocato difensore - è stato condannato a 1 anno e sei mesi di prigionia per lesioni, 70 euro di sanzione pecuniaria per la minacce, 500 euro di multa per ingiuria, il pagamento delle spese di giustizia e di costituzione parte civile. Riconosciuta al proprietario di casa e sua moglie una provvisionale complessiva di 6.500 euro oltre ad un risarcimento da stabilire in sede civile.

Un altro processo ad un imprenditore, accusato di evasione fiscale, si è chiuso con la formula del non doversi procedere per prescrizione e l'estinzione del reato. L'imputato se l'è cavata ammettendo di aver effettivamente evaso fisco ma una volta scoperto ha pagato 87 mila euro per le imposte dovute e le sanzioni. Un atteggiamento collaborativo che, sostanzialmente, gli ha consentito di evitare la condanna.





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