Notte di sangue, quella appena trascorsa, con almeno 9 uccisi: 6 durante un attacco alla stazione di polizia di Qahdarijan, dove alcuni individui hanno tentato di rubare armi. Non è semplice comprendere ciò che sta avvenendo nella Repubblica Islamica; è un fatto, tuttavia, che il Presidente Rouhani sia sempre più sotto pressione. 23, al momento, le persone che hanno perso la vita nel corso delle proteste. Secondo Nicola Pedde – Direttore dell'"Institute for Global Studies" – ad accendere la scintilla sarebbero stati movimenti di area ultra-conservatrice. In seguito, tuttavia, si sarebbero innestate anche rivendicazioni economiche di vario tipo, e contro la corruzione. Una realtà multiforme, insomma, e soprattutto priva di una leadership riconosciuta. La narrazione occidentale lascia invece immaginare l'avvio di una fase rivoluzionaria, guidata dai giovani. L'Ayatollah Khamenei ha parlato oggi di un'alleanza, dei nemici dell'Iran, per colpire le istituzioni del Paese. “Con denaro, armi e politica – ha aggiunto la Guida Suprema della Repubblica Islamica -, hanno provato a minare il sistema”.
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