Sono i numeri a dirlo: il 2005 dev’essere l’anno della riforma pensionistica. Il segretario della Cdls Marco Beccari non nasconde la preoccupazione per un problema che rischia di diventare una vera emergenza. Per questo la Confederazione Democratica ha organizzato per oggi il convegno “Pensioni, quale futuro?”, il cui relatore sarà Raffaele Bruni, esperto in materia previdenziale e presidente della BM&C, società milanese leader nel campo della consulenza in questo settore.
Tralasciando il deficit cronico dei fondi di artigiani e commercianti, che hanno eroso il patrimonio dell’Iss per 30 miliardi di lire, anche i lavoratori dipendenti iniziano ad accusare il colpo: il numero dei pensionati, in 13 anni, è passato da poco più di 2mila ad oltre 4mila. Aumentano i costi e scendono le entrate: nel periodo ’90-2003 le entrate per i soli contributi sono aumentate del 200,9%, mentre la percentuale delle uscite è stata del 275,1%. 'Lo squilibrio è fin troppo chiaro', sottolinea anche Mirco Battazza: l’attivo del fondo oggi è possibile grazie al trasferimento di parte delle risorse del fondo assegni familiari, del contributo dello Stato e degli interessi maturati sul fondo di accantonamento, che oggi ammonta a 161 milioni di euro ma che dovrebbe essere almeno di 500 milioni. Il disavanzo primario presenta una crescita esponenziale: nel 2002 era di 1 milione e 233mila euro, nel 2003 è passato a 4 milioni e 483mila, mentre la previsione per il 2004 è di 9 milioni, che saliranno a 14 milioni e 918mila euro nel 2005.
La Cdls ritiene che l’attuale sistema a ripartizione debba rimanere un punto fermo del sistema pensionistico, prevedendo però di affiancarvi un sistema a capitalizzazione, collettivo e non gestito individualmente perché per il singolo rappresenterebbe un costo troppo elevato.
Tralasciando il deficit cronico dei fondi di artigiani e commercianti, che hanno eroso il patrimonio dell’Iss per 30 miliardi di lire, anche i lavoratori dipendenti iniziano ad accusare il colpo: il numero dei pensionati, in 13 anni, è passato da poco più di 2mila ad oltre 4mila. Aumentano i costi e scendono le entrate: nel periodo ’90-2003 le entrate per i soli contributi sono aumentate del 200,9%, mentre la percentuale delle uscite è stata del 275,1%. 'Lo squilibrio è fin troppo chiaro', sottolinea anche Mirco Battazza: l’attivo del fondo oggi è possibile grazie al trasferimento di parte delle risorse del fondo assegni familiari, del contributo dello Stato e degli interessi maturati sul fondo di accantonamento, che oggi ammonta a 161 milioni di euro ma che dovrebbe essere almeno di 500 milioni. Il disavanzo primario presenta una crescita esponenziale: nel 2002 era di 1 milione e 233mila euro, nel 2003 è passato a 4 milioni e 483mila, mentre la previsione per il 2004 è di 9 milioni, che saliranno a 14 milioni e 918mila euro nel 2005.
La Cdls ritiene che l’attuale sistema a ripartizione debba rimanere un punto fermo del sistema pensionistico, prevedendo però di affiancarvi un sistema a capitalizzazione, collettivo e non gestito individualmente perché per il singolo rappresenterebbe un costo troppo elevato.
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