C’è un dato che si colloca di diritto nel confronto, aperto da tempo, sulla riforma del sistema pensionistico ed è quello relativo all’invecchiamento dei lavoratori. Il 22% dei dipendenti privati, il 36% di quelli pubblici e il 31% dei lavoratori autonomi, in totale 5.236 persone, hanno una età compresa tra i 41 e i 50 anni. Oltre 3.000 quelli che si avvicinano ai 60 anni. Nel settore pubblico sono 625 i dipendenti che hanno una età compresa tra i 50 e i 60 anni, mentre superano quota 900 coloro che hanno maturato tutti gli scatti di anzianità. Nei settori ausiliari, dal contratto privatistico ai salariati dell’azienda di stato di produzione, i lavoratori con più di 50 anni sono 455. Se valutiamo i soli dipendenti in organico, sulla scorta di previsioni per anzianità di servizio, si può calcolare che fino al prossimo anno la media dei pensionamenti sarà di circa 35 persone, per raggiungere le 80 unità nel 2015. Oggi, a San Marino, è in vigore il sistema a ripartizione, un classico dei paesi dove esiste lo stato sociale. Con i soldi che versano datori di lavoro e dipendenti si finanziano le pensioni, garantendo prestazioni piuttosto elevate. Il problema si presenta quando diminuiscono i lavoratori ed aumentano i pensionati. Sul Titano, il rapporto e’ di 4 a 1, ma sta rapidamente scendendo. Il sindacato ha calcolato che, dal 2006, andranno in pensione diversi dirigenti dell’industria e numerosi funzionari pubblici, ai quali spetteranno prelievi consistenti. Insomma nulla gioca a favore della salute del fondo pensionistico.
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