Sono già diversi i sammarinesi che hanno chiesto l’aiuto di Asdico e sportello consumatori della Csdl. E Non solo piccoli risparmiatori. C’è infatti anche una cooperativa. Si stima che siano circa un centinaio le persone fisiche e giuridiche sammarinesi in possesso dei titoli azionari o obbligazionari dell’azienda di Collecchio. I bond hanno ceduto in poche settimane l’80% del valore. Le azioni – sospese da tempo in borsa – hanno perso addirittura il 95%. Molti risparmiatori che attraverso le banche hanno acquistato fondi di investimento, inoltre, neppure sanno di avere titoli Parmalat. Il consiglio per tutti, in ogni caso, è di non vendere in questo momento. E – nella speranza che i titoli risalgano spontaneamente nel medio periodo – tentare un parziale recupero attraverso i Comitati che stanno nascendo ad hoc. Come quello dell’Adconsum – cugina italiana dell’Asdico – a cui si può aderire chiamando il numero verde 800-738850. Chi volesse avviare azioni contro le banche che gli hanno consigliato e venduto titoli Parmalat può farlo anche tramite internet, al sito www.procura.milano.giustizia.it. Altro sito internet utile per avere informazioni ed aderire ad un comitato di recupero è http://www.obbligazioniparmalat.info/
Le inchieste sul crack finanziario del gruppo sono state avviate sia dalla procura di Milano che da quella di Parma. I reati contestati sono false comunicazioni, aggiotaggio, truffa, false comunicazioni dei revisori. Si stima che l’ammanco finanziario sia tra gli 8 e i 13 miliardi di euro, scomparsi in larga parte, dopo operazioni finanziarie spregiudicate, come in un gioco di scatole cinesi, grazie alla collaborazione o la complicità di società off-shore di paradisi fiscali come le isole Cayman. Ciò che la Magistratura tenta di accertare è come sia stato possibile che il crack sia scoppiato all’improvviso, riuscendo ad eludere ben sette livelli di controllo severissimi, e colpendo quella che fino a pochi giorni prima di natale era la settima società italiana quotata in borsa ed inclusa nel prestigioso Mib 30.
Le inchieste sul crack finanziario del gruppo sono state avviate sia dalla procura di Milano che da quella di Parma. I reati contestati sono false comunicazioni, aggiotaggio, truffa, false comunicazioni dei revisori. Si stima che l’ammanco finanziario sia tra gli 8 e i 13 miliardi di euro, scomparsi in larga parte, dopo operazioni finanziarie spregiudicate, come in un gioco di scatole cinesi, grazie alla collaborazione o la complicità di società off-shore di paradisi fiscali come le isole Cayman. Ciò che la Magistratura tenta di accertare è come sia stato possibile che il crack sia scoppiato all’improvviso, riuscendo ad eludere ben sette livelli di controllo severissimi, e colpendo quella che fino a pochi giorni prima di natale era la settima società italiana quotata in borsa ed inclusa nel prestigioso Mib 30.
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