++AGGIORNAMENTO++
Sono tutte incolumi le quattro donne tenute in ostaggio per ore in un ufficio postale di Reggio Emilia da Francesco Amato, condannato nel processo Aemilia, e liberate dal blitz dei carabinieri. Il sequestratore sarà portato in caserma. Inizialmente gli ostaggi erano cinque, ma una cassiera di 54 anni era stata rilasciata quando si era sentita male ed era stata soccorsa dal 118.
++LA CRONACA++
Francesco Amato, imputato condannato pochi giorni fa nel maxi-processo di 'Ndrangheta 'Aemilia', si è asserragliato dentro l'ufficio postale di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia, con un coltello.
Il condannato ha fatto uscire tutti i clienti, tenendo in ostaggio quattro dipendenti, tra i quali la direttrice. Una donna, inizialmente fra i sequestrati, sarebbe stata fatta uscire dalla filiale. Appena fuori, la donna ha avuto un mancamento ed è stata soccorsa dal personale del 118.
Sul posto le forze dell'ordine che hanno chiuso le strade e hanno avviato trattative. La parte della via Emilia dove si trova la filiale delle Poste è stata evacuata, e sono stati creati due punti di sbarramento ai lati. All'esterno della struttura sono presenti carabinieri, polizia e il pm Iacopo Berardi, con il procuratore capo Marco Mescolini. Si valuta l'intervento di forze speciali. I contatti sarebbero tenuti con l'uomo dai carabinieri, in particolare da un militare, sulla soglia dell'edificio, che fa da tramite.
Amato era stato condannato a 19 anni e nei suoi confronti pendeva un ordine di carcerazione a cui si era sottratto rendendosi irreperibile.
Il condannato del processo Aemilia Francesco Amato ha chiesto, tra le altre cose, di poter parlare con il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
"Siamo chiusi dentro. Il signor Amato vuole parlare con Salvini. Lo vedo. Sono all'interno, il signor Amato sta parlando: vuole Salvini. Parla con i Carabinieri, con noi. Ha un coltello in mano. Io lavoro qui; siamo in quattro. Il signore è qui da parecchie ore. Ha detto che se apriamo la porta qualcuno fa una brutta fine e quindi siamo trincerati dentro". Così uno degli ostaggi, un'impiegata dell'ufficio postale di Pieve Modolena, intervistata da Marco Sabene del Giornale Radio Rai.
Sono tutte incolumi le quattro donne tenute in ostaggio per ore in un ufficio postale di Reggio Emilia da Francesco Amato, condannato nel processo Aemilia, e liberate dal blitz dei carabinieri. Il sequestratore sarà portato in caserma. Inizialmente gli ostaggi erano cinque, ma una cassiera di 54 anni era stata rilasciata quando si era sentita male ed era stata soccorsa dal 118.
++LA CRONACA++
Francesco Amato, imputato condannato pochi giorni fa nel maxi-processo di 'Ndrangheta 'Aemilia', si è asserragliato dentro l'ufficio postale di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia, con un coltello.
Il condannato ha fatto uscire tutti i clienti, tenendo in ostaggio quattro dipendenti, tra i quali la direttrice. Una donna, inizialmente fra i sequestrati, sarebbe stata fatta uscire dalla filiale. Appena fuori, la donna ha avuto un mancamento ed è stata soccorsa dal personale del 118.
Sul posto le forze dell'ordine che hanno chiuso le strade e hanno avviato trattative. La parte della via Emilia dove si trova la filiale delle Poste è stata evacuata, e sono stati creati due punti di sbarramento ai lati. All'esterno della struttura sono presenti carabinieri, polizia e il pm Iacopo Berardi, con il procuratore capo Marco Mescolini. Si valuta l'intervento di forze speciali. I contatti sarebbero tenuti con l'uomo dai carabinieri, in particolare da un militare, sulla soglia dell'edificio, che fa da tramite.
Amato era stato condannato a 19 anni e nei suoi confronti pendeva un ordine di carcerazione a cui si era sottratto rendendosi irreperibile.
Il condannato del processo Aemilia Francesco Amato ha chiesto, tra le altre cose, di poter parlare con il ministro dell'Interno Matteo Salvini.
"Siamo chiusi dentro. Il signor Amato vuole parlare con Salvini. Lo vedo. Sono all'interno, il signor Amato sta parlando: vuole Salvini. Parla con i Carabinieri, con noi. Ha un coltello in mano. Io lavoro qui; siamo in quattro. Il signore è qui da parecchie ore. Ha detto che se apriamo la porta qualcuno fa una brutta fine e quindi siamo trincerati dentro". Così uno degli ostaggi, un'impiegata dell'ufficio postale di Pieve Modolena, intervistata da Marco Sabene del Giornale Radio Rai.
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