“Non si può tornare indietro, né vagheggiare un ritorno alle origini, che oggi non avrebbe senso e ci porterebbe solo all'isolamento e all'irrilevanza”. Così Giuseppe Conte, che si appresta a cambiare il M5S dall'interno, con l'assemblea costituente dal titolo “Nova” in programma questo fine settimana. Il crollo del partito fondato da Beppe Grillo è verticale e anche le ultime regionali lo hanno certificato. Proprio col fondatore, oggi garante, è iniziata una battaglia anche legale che Conte vorrebbe concludere una volta per tutte, per poi evolvere il partito e farlo diventare una forza politica al passo coi tempi, soprattutto progressista, dice, definizione escogitata ad hoc per non dire che si è di destra o di sinistra. D'altro canto, il Movimento ha governato sia con la Lega sia col Pd. Beppe Grillo, però, è già stato avvistato a Roma e la sua presenza a “Nova” non sembra più così improbabile.
“Se la comunità degli iscritti – conclude Conte – decidesse di andare in una direzione opposta alla scelta progressista, io per coerenza e serietà mi farei da parte”. All'assemblea dell'Anci, che ha eletto nuovo presidente il sindaco di Napoli Manfredi, e cui ha preso parte anche il presidente della Repubblica Mattarella, in videocollegamento la presidente Meloni ha rivendicato lo stop all'abuso d'ufficio: l'Italia è diventato l'unico Paese dell'Unione Europea a non considerarlo più reato. Anche una forza di maggioranza, la Lega, riflette sul futuro dopo il poderoso calo di consensi. Matteo Salvini cerca di mantenere la leadership e anche la guida della Regione Veneto, roccaforte leghista, e non ha intenzione di lasciarla in mano a Fratelli d'Italia. Per questo si dice convinto delle necessità di terzo mandato, “ma se in parlamento tutti gli altri votano contro – dice – ne prendo atto e guardo avanti”.