È il giorno delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Ieri è stato l’ultimo giorno di campagna elettorale per i due candidati, Kamala Harris e Donald Trump.
L'ultimo comizio della campagna elettorale della Harris si è tenuto a Philadelphia ed hanno partecipato anche personaggi molto noti come Oprah Winfrey, Lady Gaga e Katy Perry. A Grand Rapids, in Michigan, come nel 2016 e nel 2020, l'ultimo comizio di Trump. Toni ottimistici per la Dem; retorica più aggressiva per il Repubblicano.
Quella del 2024 viene definita una delle elezioni più in bilico. E neanche gli analisti politici si sbilanciano. Mentre per il mercato delle scommesse Donald Trump ha circa il 60% di possibilità di battere Kamala Harris. Ma non sempre i bookmaker ci hanno preso; basti pensare alle elezioni del 2016 con Hillary Clinton data notevolmente per favorita.
COME FUNZIONA IL VOTO
Non saranno propriamente i voti dei singoli cittadini americani a decidere il nuovo presidente, ma i Grandi Elettori, che vanno considerati come dei punti. Ogni stato statunitense assegna un certo numero di punti, proporzionale alla sua popolazione. In tutto i grandi elettori, e quindi i punti, sono 538. Vince chi riesce a ottenerne almeno la metà più uno, ossia 270. I punti di uno stato vanno però tutti al candidato che arriva primo in quello specifico stato. Non c’è quindi una distribuzione proporzionale: chi prende anche solo un voto più degli altri se li aggiudica tutti.
A causa di questo sistema, non basta ottenere più voti a livello nazionale per diventare presidente. Diverse volte è successo il contrario: nel 2016 per esempio la candidata Democratica Hillary Clinton prese quasi tre milioni di voti in più rispetto a Donald Trump. Trump però vinse in abbastanza stati per ottenere 306 grandi elettori, mentre Clinton 232, e diventò quindi presidente.