In una Roma blindata la manifestazione pro Palestina e Libano; con la presenza di varie sigle della galassia antagonista. In migliaia – sfidando il divieto della Questura – hanno inneggiato alla “resistenza”; lanciando cori contro Netanyahu, equiparando l'azione di Israele ad un “genocidio”. Accuse anche al Governo Meloni; e tensioni. Report di lanci di oggetti e bombe carta contro la Polizia, che avrebbe risposto con cariche, idranti e lacrimogeni. Si parla di una ragazza ferita. Proteste pure in Irlanda, Francia, Germania, Regno Unito. Filo rosso la convinzione che non si stia facendo nulla per frenare la reazione dello Stato Ebraico, a quasi un anno dalle stragi di Hamas del 7 ottobre.
Pare in fondo il concetto espresso dal vescovo dell'eparchia di Batrun, della Chiesa maronita libanese. “Dal Mondo semaforo verde alle violenze”, ha detto Mounir Khairallah; facendo poi affidamento sul Papa, e la diplomazia vaticana, per l'applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Mai come ora screditato e ai minimi termini, però, il ruolo dell'ONU. Non fosse per la precaria presenza dei caschi blu di Unifil al confine israelo-libanese; di fatto tra due fuochi dopo l'avvio dell'incursione di terra delle IDF. Respinta, al momento, la richiesta di evacuare. Ma la situazione potrebbe farsi insostenibile con il progredire delle operazioni militari. Avvolte ad oggi dalla nebbia di guerra.
Tsahal ha rivendicato l'uccisione di più di 400 miliziani di Hezbollah. Ma pare stia pagando pegno negli scontri ravvicinati sul terreno; la cui natura accidentata si presta ad azioni di guerriglia. Dominio incontrastato, invece, nei cieli. Una sorta di poligono di tiro, ormai, il Libano. Riportata oggi l'uccisione di due operativi di alto profilo di Hamas. Di fatto azzerata, poi, la catena di comando del “Partito di Dio”; che ha confermato come dopo lo strike su Beirut di ieri si siano persi i contatti con il successore designato di Nasrallah: a questo punto pochi dubbi sulla sorte di Hashem Safieddine. Hezbollah continua comunque a lanciare razzi contro la Galilea. Scenari di guerra regionale; essendovi sullo sfondo il confronto ormai caldissimo con l'Iran. Il cui barrage missilistico di martedì – a dispetto di quanto riferito inizialmente – avrebbe provocato danni significativi in Israele. Secondo i media la risposta sarebbe “imminente”. In mattinata, a Tel Aviv, nonostante lo Shabbat, si sarebbero tenuti colloqui con rappresentanti di Paesi alleati per coordinare l'azione.