Come un pugno nello stomaco, per il popolo israeliano, il ritrovamento a Gaza dei corpi senza vita dei 6 giovani ostaggi. La scintilla che ha fatto esplodere il risentimento contro il Governo. Manifestazioni imponenti, arresti, scontri con la polizia. E uno sciopero che ha paralizzato il Paese; prima dello stop, imposto dal tribunale del lavoro. Il Premier ha definito una “vergogna” la protesta; equiparandola ad un sostegno all'agenda di Hamas. Che dal canto suo sta giocando in modo spregiudicato sul piano propagandistico. Pubblicato un video dei 6 assassinati; sarebbero ancora vivi – è stato detto -, se Israele avesse accettato un accordo. Chiaro l'obiettivo di una simile guerra psicologica: destabilizzare il nemico, demolire la linea dell'intransigenza di Netanyahu. Peraltro criticata anche dall'interno. Il Ministro Gallant aveva chiesto invano venisse annullata la decisione di mantenere una presenza militare lungo il confine tra la Striscia e l'Egitto. E' ciò che avrebbe fatto deragliare i negoziati. Seppure la Casa Bianca faccia sapere come Biden intenda presentare – entro la settimana – una proposta definitiva per un accordo su ostaggi e tregua. Pare un'utopia, visto quanto sta accadendo; anche in Cisgiordania. Fase storica caratterizzata da un'apparente ineluttabilità dei conflitti; in primis quello russo-ucraino. Vladimir Putin - da oggi in Mongolia, in barba al mandato d'arresto della Corte penale internazionale - ha dichiarato come sia “fallito” il tentativo di Kiev di fermare l'offensiva russa nel Donbass, con l'incursione a sorpresa nel Kursk. Praticamente in contemporanea Lavrov accusava la leadership ucraina di aver rifiutato un accordo mediato dalla Turchia sulla sicurezza delle centrali atomiche. Costante il tentativo di Mosca di creare fratture in campo occidentale. Che vi siano in Europa fasce di opinione pubblica scettiche, riguardo al sostegno a Kiev, non è una novità. Paradigmatica la tornata in Turingia e Sassonia. Nei due lander della Germania orientale l'exploit di Alternative fuer Deutschland – con circa un terzo dei consensi - e l'ottimo risultato della formazione di sinistra antisistema fondata da Sarah Wagenknecht: che pare l'elemento chiave, ora, di qualsiasi coalizione che intenda escludere l'estrema destra. Senonché con l'AFD sembrerebbero esservi punti di contatto non solo sul dossier immigrazione; condivisa anche un'ostilità piuttosto evidente alle scelte di politica estera – in primis sull'Ucraina - del Governo centrale. Uscito con le ossa rotte da questa tornata.