La questione dello status del Donbass "è la più difficile". Lo ha sottolineato il negoziatore ucraino David Arahamiya in un'intervista all'indomani del round di colloqui con la Russia in Turchia. Arahamiya ha spiegato che l'argomento resta "tra parentesi non è stato ancora toccato". I due team "non avevano un mandato politico sufficiente per discuterne e quindi l'hanno tirato fuori prima dell'incontro dei leader e hanno lavorato su tutte le altre questioni", ha aggiunto.
Il capo negoziatore di Mosca Vladimir Medinsky, che è anche consigliere del presidente Vladimir Putin, ha detto: "La posizione di fondo della Russia sulla Crimea e il Donbass non è cambiata". Medinsky è stato citato da Interfax, dopo i colloqui di ieri a Istanbul con la delegazione ucraina.
"Le questioni della Crimea occupata e del Donbass saranno definitamente chiuse dopo il ripristino della sovranità ucraina in questi territori" ha detto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, secondo quanto riporta Unian, rispondendo al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. "Lavrov dimostra che c'è un malinteso nel processo negoziale", ha continuato, "Crimea e Donbass saranno definitivamente chiuse dopo il ripristino della sovranità dell'Ucraina su di loro. Ai colloqui di Istanbul, la delegazione ucraina ha presentato proposte a Mosca su modi per raggiungere questo obiettivo".
E intanto nella telefonata con il premier Mario Draghi, il presidente russo Vladimir Putin ha riferito sugli sviluppi dei negoziati di ieri a Istanbul tra le delegazioni di Mosca e Kiev e sulla richiesta di Mosca in rubli il pagamento per le forniture di gas. Lo riferisce il Cremlino, citato dalla Tass. Draghi ha poi detto a Putin di stabilire quanto prima un cessate il fuoco e di proteggere la popolazione civile e sostenere sforzo negoziale.