Un ricordo le cosiddette “linee rosse”. Nessuna città o infrastruttura è da considerarsi al sicuro, nell'attuale scenario di guerra; percepita da tempo come esistenziale anche dall'aggressore. Impossibile, in un simile quadro, verificare le notizie. Mosca attribuisce oggi a “sabotatori ucraini” la distruzione di una conduttura che trasporta ammoniaca dalla Russia al porto di Odessa; la sua riattivazione era una delle condizioni poste dal Cremlino per il rinnovo dell'accordo sul grano. Dossier che si sovrappongono, nel caos bellico. Segnalato anche il ferimento di civili e una dispersione della sostanza. Ma il rischio di catastrofi ambientali pare ormai derubricato a semplice danno collaterale, in questa fase. Lo dimostra il collasso della diga di Nova Kakhovka. Kiev riferisce di un'enorme chiazza di petrolio diretta verso il Mar Nero. Ma soprattutto vi sono migliaia di vite a rischio. Una costante il rimpallo di accuse. “Terrorismo”, il termine ricorrente; da una parte e dall'altra. Guterres ha ammesso come non siano ancora disponibili “informazioni indipendenti”. Paiono non aver dubbi, invece – nel puntare il dito contro la Russia -, i vertici UE. Pur prestandosi a diverse letture, il principio del “cui prodest”. Indubitabile il vantaggio tattico per Mosca, qualora fosse stata imminente un'operazione anfibia; da non sottovalutare anche l'impatto sulle produzioni di cereali: ossigeno per la fragile economia ucraina. Dall'altra parte sarebbe ora a rischio l'approvvigionamento idrico della Crimea; e l'inondazione avrebbe spazzato via le prime linee russe sul Dnepr ed i campi minati. Vi è poi l'ipotesi di un cedimento strutturale; anche alla luce dei colpi, che avrebbe subito in precedenza la diga. Parla di un'esplosione dall'interno il New York Times, citando funzionari ucraini. Erdogan propone un'indagine internazionale. Ma il giallo pare destinato a restare a lungo irrisolto; copione simile ad uno dei dossier geopoliticamente più scabrosi: il sabotaggio ai gasdotti Nord Stream. Nebbia di guerra anche sulle operazioni militari; Kiev nega sia in atto la tanto annunciata controffensiva, focalizzandosi piuttosto sulla questione degli F-16. Pura utopia, attualmente, la prospettiva di un dialogo fra le parti in conflitto.