Continui attacchi da remoto, da una parte e dall'altra; e sul campo le distruzioni e l'orrore tipici di una guerra di logoramento. Sebbene l'attenzione dei media sia ora rivolta altrove, nelle pianure del Donbass si stanno combattendo battaglie selvagge. Pressione russa che potrebbe alla lunga rivelarsi insostenibile per le forze ucraine. In affanno anche nel saliente di Kursk; una delle residue carte in mano a Kiev in ottica negoziale. Pare insomma cozzare con la realtà il “piano della vittoria” di Zelensky; che avrebbe per la cronaca rettificato alcune dichiarazioni ambigue relative alle “armi nucleari”.
Sottolineando peraltro come a suo avviso il possibile avvio di negoziati di pace con Mosca dipenda dall'esito delle elezioni statunitensi. Ieri la visita del capo del Pentagono, con in dote un nuovo pacchetto di aiuti da 400 milioni; nessun via libera, però, sul dossier delle armi a lungo raggio. Austin si è anche soffermato sul paventato invio di soldati nordcoreani – negato da Pyongyang - a sostegno dei russi. Rappresenterebbe – ha detto - una “escalation”. Come se non fosse già in corso da tempo. Anche sul piano diplomatico ed economico; in quello che è ormai – de facto – un confronto tra blocchi.
Approvato dall'Eurocamera il prestito fino a 35 miliardi a Kiev, da rimborsare con le future entrate derivanti dai beni russi congelati. Senonché il Cremlino pare ormai tutt'altro che isolato, a dispetto di una certa narrazione. Come dimostra la partecipazione al vertice dei BRICS: forum che ha quasi raddoppiato il numero dei Paesi aderenti. A Kazan, fra gli altri, il Presidente cinese Xi Jinping; il Primo Ministro indiano Narendra Modi, che ha ribadito il proprio impegno per un soluzione negoziata del conflitto.
A fare gli onori di casa Vladimir Putin; atteso, giovedì – a margine dei lavori – un faccia a faccia con il Segretario Generale ONU Guterres. Nel corso del summit si parlerà inevitabilmente anche della guerra in Medio Oriente; che secondo alcuni analisti avrebbe ulteriormente ampliato la faglia tra il cosiddetto “Sud Globale” e l'Occidente. La scommessa di Pechino e Mosca sarebbe appunto quella di creare la necessaria massa critica per sfidare l'egemonia statunitense. Da qui l'idea di ridurre la dipendenza dal dollaro; seppure su questo punto – e non solo - non manchino divergenze in seno ai BRICS: mosaico di interessi eterogenei e rapporti a volte conflittuali; al netto di una generica volontà di cooperare in certi settori.