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Caso Asset: scontro feroce in Aula dopo il riferimento a porte chiuse su Cis

18 gen 2019
Consiglio Grande e GeneraleCaso Asset: scontro feroce in Aula dopo il riferimento a porte chiuse su Cis
Caso Asset: scontro feroce in Aula dopo il riferimento a porte chiuse su Cis - L'Aula si spacca su uno dei temi più caldi da inizio legislatura. Su <strong>Asset</strong> lo scont...
L'Aula si spacca su uno dei temi più caldi da inizio legislatura. Su Asset lo scontro è feroce. Ci si arriva dopo il riferimento del Segretario alle Finanze sul Cis. L'opposizione è nervosa, “a microfoni spenti nulla di nuovo – dicono – rispetto quanto già si sapeva". Ma la rabbia esplode quando prende la parola, subito dopo il Segretario, l'ex titolare delle Finanze Simone Celli. L'opposizione abbandona l'aula. Poco prima Eva Guidi partiva dall'autonomia di Banca Centrale e distingueva fra forma e sostanza. “Sono state circostanze oggettive riconducibili all'assenza della sana e prudente gestione – rimarca - ad aver portato l'Autorità di Vigilanza ad applicare provvedimenti di rigore”.
Per Celli non ci sono responsabilità politiche perché i vizi formali del commissariamento diventano marginali rispetto alla gravità dei riscontri oggettivi. Spiega che dai documenti emergeva con chiarezza una situazione terribile, facendo riferimento all'audit sui presidi antiriclaggio dello studio Retter e dal team guidato da Giambattista Duso. L'opposizione insorge.
Rete ribadisce di non aver mai contestato il commissariamento in sé ma le sue modalità. “Ci dicono che Asset era amministrato male ma oggi – fa notare Roberto Ciavatta - sta accadendo una cosa simile e anche in questo caso la banca non va chiusa. Va tutelato il sistema”. Denise Bronzetti rileva come tutto taccia, come se le questioni non stessero sullo stesso piano, con un istituto nel mirino e l'altro come se fosse fuori confine. Non è accettabile per Pasquale Valentini parlare di forma. “La sentenza – afferma - è chiara, ci dice che non c'è sostanza e conferma che stiamo servendo un progetto. Bisognava fare così e per farlo siamo stati disposti a tutto”. Dalla maggioranza intervengono, in blocco, i consiglieri di SSD. Chiedono prudenza, ricordano che la sentenza è di primo grado e non vogliono che l'aula si trasformi in un tribunale. A chi chiede azioni di responsabilità nei confronti di Grais, Savorelli e CCR, Enrico Carattoni risponde che solo Banca Centrale ha il potere di rivalersi con chi abbia commesso errori formali o sostanziali. “Se ci sono responsabilità politiche saranno i cittadini a deciderlo con il voto. Quelle penali le accerterà il tribunale ma è squalificante tirare per la giacchetta questo o quel giudice. Così si strumentalizzano i magistrati”. “Sì ad azioni responsabilità - dice Lorenzo Lonfernini - ma non nei confronti del ccr dato che per legge non ha il potere di fermare azioni decise dalla vigilanza.”Per Tony Margiotta la sentenza Pasini è “ un pugno nello stomaco” e gli conferma – dice - che quando era in maggioranza faceva parte inconsapevolmente di un disegno. Per il segretario agli Interni l'opposizione si è costruita la sua verità: 4 criminali del CCR che hanno scippato una banca che operava in trasparenza. “Non avete la più pallida idea – dice Zanotti - del travaglio e delle difficoltà nel subire certe decisioni”. “Non raccontiamoci la frottola – gli fa eco Nicola Renzi - che i problemi del sistema siano nati in questa legislatura” e ricorda concessioni di licenze bancarie in tempi dominati da logiche spartitorie. Per Andrea Zafferani si è persa l'occasione di interrogarsi sui poteri e l'autonomia di Banca Centrale. Concorda Luca Boschi: “Ci confrontiamo su colpevoli e trame ma mai sulle soluzioni da portare ad un sistema malato”. Ma per Pedini Amati la più grande responsabilità del Governo è aver concesso la manleva ai responsabili. Si temono gli impatti sul sistema. “Non ce la caveremo con meno di 100 milioni” - dice Ciavatta. “E' giunto il momento di stabilire chi deve pagare. Sarà nostra cura farlo. Anche andando in tribunale”. Cade nel vuoto l'appello di Marco Nicolini che invoca unità d'intenti. “In questo momento esacerbare i toni per andare contro il governo significa andare contro il paese”.

MF

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