“E' un colpo di stato”, ha gridato un esponente del Partito di Puigdemont, subito dopo il discorso tenuto da Rajoy, davanti alla stampa. Il Premier spagnolo, al termine della riunione straordinaria del Consiglio dei Ministri, aveva annunciato l'attivazione dell'articolo 155 della costituzione, che sostanzialmente implica un commissariamento della Catalogna. Ma non solo; Rajoy – forte anche dell'accordo con i Socialisti di Sanchez - proporrà al Senato la destituzione del Presidente e di tutto il Governo catalano, e nuove elezioni da convocare entro 6 mesi. Dopo il bastone, la carota. “Con queste iniziative - ha infatti sottolineato - non si sospende l'autonomia né l'autogoverno della Generalitat”. Ma sul referendum indipendentista, il premier è stato comunque durissimo, definendolo “totalmente unilaterale e contrario alla legge”. Parole simili a quelle pronunciate, ieri, da Felipe VI: “la Catalogna – aveva dichiarato il Re di Spagna - è, e sarà, una parte essenziale del Paese”. Venerdì, probabilmente, la decisione del Senato, in merito al pacchetto di misure proposte dall'Esecutivo. Madrid prevede di prendere il controllo, fra l'altro, della polizia regionale e della televisione catalana. Il numero 2 di Podemos parla di “sospensione della democrazia”; mentre a Barcellona è in corso una grande manifestazione, convocata dalle organizzazioni della società civile indipendentista, con decine di migliaia di partecipanti. L'intervento di Puidgemont è previsto per le 21. L'impressione è che, in questa partita, una parte rilevante potrebbe averla l'economia. E gli ultimi dati non sono certo incoraggianti per la “regione ribelle”: più di mille aziende avrebbero già spostato altrove la sede sociale; mentre le presenze turistiche sarebbero calate in modo drastico.
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