Alle 9.40 si è aperta la seduta consiliare con il comma comunicazioni. Paride Andreoli prende per primo la parola. "Solitamente intervengo in aula a braccio, ma per diverse ragioni leggerò l'intervento - apre così il consigliere Ps- dopo giorni di riflessione e attenta analisi ho maturato la convinzione di rassegnare le mie dimissioni ma non di tacere su fatti e accadimenti che ritengo preoccupanti e anche di grande valenza politica". Ii 28 febbraio scorso ho sentito il dovere di comunicare ai vertici del mio partito la decisione di lasciare il Consiglio. "Il 2016 rappresenta per il sottoscritto 28 anni di presenza e impegno politico in Consiglio. Anni dedicati con entusiasmo e spirito di servizio verso il paese - sempre in prima linea per dare al paese certezze e serenità economica". Sottolinea l'impegno del Partito socialista al'interno di diversi governi. La voce di Andreoli è rotta, non è facile intervenire, ammette, soprattutto ricorda il suo stato d'animo dopo l'8 febbraio quando su Facebook è uscita la notizia che sarei stato oggetto di indagini senza averne comunicazione dall'autorità giudiziaria. Parla di essersi sdoppiato: da una parte il consigliere, dall'altra il cittadino. Dimettermi? Parlare della mail che avevo ricevuto a settembre? alla quale ammette di non aver dato il peso dovuto. Può capitare di subire pressioni ad un politico e ricevere intimidazioni e avvertimenti. Non ultimo quello di ieri sera: denigrazione e falsità su Giornalesm.com. Insulti e falsità dal suo direttore, dice riferito a Marco Severini: "animale ferito nell'orgoglio e sentitosi colpito dalla mia denuncia. Fino a poco fa non ero stato raggiunto da alcuna comunicazione giudiziaria, ma questa mattina mia moglie ha ricevuto la visita della Polizia Giudiziaria: possiamo intuire cosa può consegnare. Le rivelazioni di ieri e la consegna di questa mattina non vi induce qualche sospetto? Si chiede Andreoli lamentando una fuga di notizie sulla quale chiede al Consiglio di intervenire. Fughe di notizie sospette, che arrivano prima ai giornali che agli interessati. C'è qualcosa che non funziona in questo paese, prosegue il consigliere socialista. Torna ad attaccare il direttore del Giornalesm.com chiedendo alla politica di intervenire verso un personaggio che nonostante le denunce continua a vagare senza meta. "Cosi non potete andare avanti. Subendo in silenzio. Io sarò fuori. Non siamo tutti marci. La politica non è tutta marcia. Alla vendita dei Tavolucci ero da poche settimane entrato in consiglio". Legge poi la mail ricevuta il 14 settembre: "Preparati: Simone Celli ti ha venduto. Cerca di capirlo. Affossare una parte del partito era l'unico modo per diventare segretario effettivo e garantirsi un futuro. Il suo tutore politico è caduto in disgrazia e resta sotto la "spada Carrirolo". In autunno Paride Andreoli sarà sacrificato sull'altare della giustizia. Perdona, se puoi".
Sembra una resa dei dei conti in casa socialista, perché subito dopo prende la parola Rossano Fabbri. Anche lui attacca una stampa che definisce "farneticante"
e che ha nelle mani l'onorabilità delle persone. "Il partito socialista nutre totale e incondizionata fiducia rispetto all'operato della magistratura " - ribadisce il consigliere dimissionario. Così come del percorso virtuoso avviato nell'ambito dell'attuale dirigenza che sta dando i pieni frutti. Fabbri ricorda come nel recente passato è esistito un sistema socio politico per mezzo del quale gli uomini più rappresentativi o meno della Repubblica, unitamente a tutte le attività tipiche dell'agire politico, hanno posto in essere alcuni comportamenti criminali dove l'interesse personale ha prevalso su quello generale. "Ma bisogna voltare pagina - ribadisce Rossano Fabbri - per tornare a quella politica che si cura dei bisogni e dei problemi del paese". Distinguendo da una parte le esigenze della giustizia e dall'altra il rispetto della dignità umana e dei diritti garantiti. Poi Fabbri guarda al Partito e chiede a Simone Celli spiegazioni per il percorso politico, in relazione anche alla mail anonima, che definisce una premonizione di mago Otelma in salsa sammarinese, alla decisione di lasciare il partito in modo repentino e con motivazioni al limite della follia politica, rinnegando se stesso e il percorso intrapreso.
Poi arriva la replica di Celli: si difende dalla mail anonima, mettendone in dubbio la veridicità, e parla di "fallacità di tutte le previsioni rispetto al mio percorso politico. Non solo non sono il segretario del Ps, ma neppure più esponente". Nel congresso del marzo scorso ho fatto in tutti i modi per non essere ricandidato alla segreteria. Tutti sono testimoni. Li sfido a sostenere il contrario. Ho affossato talmente il partito - prosegue il leader di Labdem, che anche i miei compagni amici di una vita politica oggi non sono con me". La spada Carrirolo pendeva su di me? Nemmeno in questo caso ci ha preso. Il provvedimento di archiviazione è di tre mesi prima della lettera. Sono menzogne". Poi si mette a disposizione di Andreoli e Mago Otelma nelle sedi opportune. La sfilata socialista si conclude con il capogruppo, Alessandro Mancini. Ricorda il suo percorso politico, proprio a fianco di Celli,
"Simone, siamo entrati insieme in Consiglio e abbiamo condiviso tutto. Momenti facili e difficili. Poi qualcosa è cambiato - dice Mancini - Tu hai avuto l'onore di guidare il partito riformista, poi il partito socialista. Sei diventato grande e hai fatto diventare grande il partito. Intorno a te è cresciuta fiducia e sostegno: governo di solidarietà, terza via e patto di legislatura. Poi all'improvviso la tua assenza, scarsa partecipazione, fino alle dimissioni, anticipate, è vero, ma motivate da uno stato di malessere che non sei riuscito a manifestare all'interno del partito. Hai coinvolto pochi e hai preso la tua strada in maniera solitaria. Se la barca andava la deriva, tu come capitano, avevi obbligo di recuperarlo. Se il partito dovrà morire ed evolversi non sarà per noi ma per il popolo socialista" conclude.
Sembra una resa dei dei conti in casa socialista, perché subito dopo prende la parola Rossano Fabbri. Anche lui attacca una stampa che definisce "farneticante"
e che ha nelle mani l'onorabilità delle persone. "Il partito socialista nutre totale e incondizionata fiducia rispetto all'operato della magistratura " - ribadisce il consigliere dimissionario. Così come del percorso virtuoso avviato nell'ambito dell'attuale dirigenza che sta dando i pieni frutti. Fabbri ricorda come nel recente passato è esistito un sistema socio politico per mezzo del quale gli uomini più rappresentativi o meno della Repubblica, unitamente a tutte le attività tipiche dell'agire politico, hanno posto in essere alcuni comportamenti criminali dove l'interesse personale ha prevalso su quello generale. "Ma bisogna voltare pagina - ribadisce Rossano Fabbri - per tornare a quella politica che si cura dei bisogni e dei problemi del paese". Distinguendo da una parte le esigenze della giustizia e dall'altra il rispetto della dignità umana e dei diritti garantiti. Poi Fabbri guarda al Partito e chiede a Simone Celli spiegazioni per il percorso politico, in relazione anche alla mail anonima, che definisce una premonizione di mago Otelma in salsa sammarinese, alla decisione di lasciare il partito in modo repentino e con motivazioni al limite della follia politica, rinnegando se stesso e il percorso intrapreso.
Poi arriva la replica di Celli: si difende dalla mail anonima, mettendone in dubbio la veridicità, e parla di "fallacità di tutte le previsioni rispetto al mio percorso politico. Non solo non sono il segretario del Ps, ma neppure più esponente". Nel congresso del marzo scorso ho fatto in tutti i modi per non essere ricandidato alla segreteria. Tutti sono testimoni. Li sfido a sostenere il contrario. Ho affossato talmente il partito - prosegue il leader di Labdem, che anche i miei compagni amici di una vita politica oggi non sono con me". La spada Carrirolo pendeva su di me? Nemmeno in questo caso ci ha preso. Il provvedimento di archiviazione è di tre mesi prima della lettera. Sono menzogne". Poi si mette a disposizione di Andreoli e Mago Otelma nelle sedi opportune. La sfilata socialista si conclude con il capogruppo, Alessandro Mancini. Ricorda il suo percorso politico, proprio a fianco di Celli,
"Simone, siamo entrati insieme in Consiglio e abbiamo condiviso tutto. Momenti facili e difficili. Poi qualcosa è cambiato - dice Mancini - Tu hai avuto l'onore di guidare il partito riformista, poi il partito socialista. Sei diventato grande e hai fatto diventare grande il partito. Intorno a te è cresciuta fiducia e sostegno: governo di solidarietà, terza via e patto di legislatura. Poi all'improvviso la tua assenza, scarsa partecipazione, fino alle dimissioni, anticipate, è vero, ma motivate da uno stato di malessere che non sei riuscito a manifestare all'interno del partito. Hai coinvolto pochi e hai preso la tua strada in maniera solitaria. Se la barca andava la deriva, tu come capitano, avevi obbligo di recuperarlo. Se il partito dovrà morire ed evolversi non sarà per noi ma per il popolo socialista" conclude.
Riproduzione riservata ©