Tutto lascia pensare che l’Ufficio di Presidenza, programmato per lunedì, si limiterà a decidere la data di convocazione del Consiglio Grande e Generale inserendo, all’ordine del giorno, l’elezione dei Capitani Reggenti e le istanze d’Arengo ancora da discutere.
L’ipotesi di una Reggenza bipartisan, proposta dal centro sinistra, è stata respinta dalla coalizione a guida DC che ha più volte ribadito di avere i numeri per nominare i nuovi Capi di Stato ma che non ha fatto anticipazioni sui nomi, limitandosi a smentire le candidature ipotizzate dalla stampa. E’ presumibile però che la scelta cadrà su un consigliere democristiano ed uno di Alleanza Popolare.
Nessun accordo tra le coalizioni anche sull’aggiornamento delle liste elettorali oltre la scadenza di febbraio, per consentire già in questa tornata l’esercizio del voto ai cittadini esteri, che prima dell’abrogazione dell’art. 7 non avrebbero potuto farlo.
“Durante l’Ufficio di Presidenza – anticipa il coordinatore di Sinistra Unita – rilanceremo il confronto su alcuni aspetti tecnici della legge elettorale, come le norme sul coordinamento e i presidenti dei seggi esteri, per cercare di risolverli”.
Alessandro Rossi giudica comunque positivo il fatto che le due coalizioni si parlino perché – dice – “su temi comuni il confronto è necessario. Non si può agire in base al risentimento e un atteggiamento bipartisan sulle regole del gioco sarebbe stato opportuno. Ho fatto notare che la scelta di eleggere la Reggenza, perché si ha la maggioranza dei voti, è simile se non più grave a quella di un governo dei 31 che tanto avevano criticato”.
Apertura e disponibilità al confronto arriva anche dal coordinatore di Alleanza Popolare “ma venerdì – sottolinea Mario Venturini – c’erano in esame due fatti specifici e su entrambe le questioni non abbiamo accolto il punto di vista dell’altra coalizione. La scelta di eleggere, con i nostri numeri, i prossimi Capi di Stato è analoga ha quelle sempre adottate in passato. Non siamoin una situazione di emergenza tale da pensare di consultarci con la coalizione avversaria. Le modifiche conseguenti l’abrogazione dell’articolo 7 sarebbero una forzatura istituzionale che non intendiamo fare”.
L’ipotesi di una Reggenza bipartisan, proposta dal centro sinistra, è stata respinta dalla coalizione a guida DC che ha più volte ribadito di avere i numeri per nominare i nuovi Capi di Stato ma che non ha fatto anticipazioni sui nomi, limitandosi a smentire le candidature ipotizzate dalla stampa. E’ presumibile però che la scelta cadrà su un consigliere democristiano ed uno di Alleanza Popolare.
Nessun accordo tra le coalizioni anche sull’aggiornamento delle liste elettorali oltre la scadenza di febbraio, per consentire già in questa tornata l’esercizio del voto ai cittadini esteri, che prima dell’abrogazione dell’art. 7 non avrebbero potuto farlo.
“Durante l’Ufficio di Presidenza – anticipa il coordinatore di Sinistra Unita – rilanceremo il confronto su alcuni aspetti tecnici della legge elettorale, come le norme sul coordinamento e i presidenti dei seggi esteri, per cercare di risolverli”.
Alessandro Rossi giudica comunque positivo il fatto che le due coalizioni si parlino perché – dice – “su temi comuni il confronto è necessario. Non si può agire in base al risentimento e un atteggiamento bipartisan sulle regole del gioco sarebbe stato opportuno. Ho fatto notare che la scelta di eleggere la Reggenza, perché si ha la maggioranza dei voti, è simile se non più grave a quella di un governo dei 31 che tanto avevano criticato”.
Apertura e disponibilità al confronto arriva anche dal coordinatore di Alleanza Popolare “ma venerdì – sottolinea Mario Venturini – c’erano in esame due fatti specifici e su entrambe le questioni non abbiamo accolto il punto di vista dell’altra coalizione. La scelta di eleggere, con i nostri numeri, i prossimi Capi di Stato è analoga ha quelle sempre adottate in passato. Non siamoin una situazione di emergenza tale da pensare di consultarci con la coalizione avversaria. Le modifiche conseguenti l’abrogazione dell’articolo 7 sarebbero una forzatura istituzionale che non intendiamo fare”.
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