Nell'ultima giornata di visita, il Fondo Monetario incontra politica, sindacati e categorie nella sala del Consiglio durante la pausa dei lavori. Il tema centrale rimane sistema bancario e riforme strutturali, in pratica si confermano problemi già noti e segnalati nel report di maggio. C'è però una novità rispetto al passato: l'incontro con tutti i protagonisti del tavolo istituzionale. “Siamo al corrente – dicono gli esperti di Washington - dei recenti sviluppi per ottenere un ampio consenso che guiderà il prossimo governo. A gennaio torneremo e vi auguriamo fortuna e operatività”. Il segnale di unità contro la crisi inviato dalla politica è quindi colto ma le criticità rimangono e su quello non si scappa.
Il Fondo focalizza l'attenzione sulla vulnerabilità del settore finanziario e su un sistema sovradimensionato. Il messaggio è chiaro: le banche vanno ristrutturate, ricapitalizzate e messe in condizione di fare reddito. Riguardo all'efficienza, quattro sono troppe. Da gestire, poi, gli Npl per ridurne il peso. Non è poi una novità che al Fondo non piaccia lo strumento del credito d'imposta, così come lo spalmadebiti. È come un cane che si morde la coda: il bilancio si è appesantito per effetto delle crisi bancarie.
Il debito pubblico – avverte il Fondo - continuerà a crescere. In un grafico il trend in salita. È un quadro a tinte fosche ma che non sorprende. Tra le sfide da vincere quella della competitività. Siamo rimasti indietro e i costi di gestione sono troppo alti. Dito puntato anche su riforme ferme al palo, a partire dal sistema delle imposte indirette. È un invito a passi in avanti verso una maggior modernità e sostenibilità. C'è anche il nodo di una spesa pubblica troppo elevata per servizi a pioggia. È la regola del buon padre di famiglia: spendere le poche risorse in maniera oculata. Avendo ben chiaro che senza investimenti la macchina si ferma.