Dalibor Riccardi, unendosi alla proposta di Teodoro Lonfernini di un governo di unità nazionale, ha fatto sobbalzare qualcuno in casa del Psd. Il capogruppo, in Consiglio, ha rilanciato, sottolineando che è una posizione sostenuta dal suo partito da più di un anno: “non c'è forza di maggioranza o minoranza in grado di portare il paese fuori dal fango – ha dichiarato - c'è bisogno di tutti”. Valutazione, però, non condivisa dal collega Iro Belluzzi che sempre in Aula, prendendo spunto dalla lettera di dimissioni di Carlo Franciosi, rigetta la strada delle larghe intese. “Scelta – spiega – che indebolisce la politica, dato che esprime ideali che con il Governo di tutti verrebbero meno”. “Il Psd – precisa il segretario Nicola Ciavatta – non ha assolutamente discusso di questa ipotesi, né in segreteria né in direzione”. Butta però acqua sul fuoco: se Riccardi ha lanciato un ipotetico governo di larghe intese lo ha fatto a titolo personale. Una leggerezza – continua - in buona fede. A volte il microfono in Aula può fare brutti scherzi”. “Diventa più difficile capire quando il Capogruppo di un partito esprime una posizione personale – chiosa Iro Belluzzi - che invita il collega a maggiore attenzione. Riccardi conferma: non è mai uscita una posizione ufficiale. Ricorda però che era un progetto lanciato dal Psd in occasione del tavolo riformista di cui si è parlato anche all'interno del partito, sebbene informalmente. “Ho ripreso l'affermazione del collega Lonfernini – spiega – perché la condivido”. “E' chiaro che saranno gli organismi a doversi esprimere ma quella delle larghe intese non è una novità -gli fa eco Gian Carlo Capicchioni. Ne parlammo durante la crisi di Governo, per superare l'emergenza. Mi fa piacere – commenta - che nella Dc abbiano cambiato idea. Fu Via delle Scalette insieme a qualcun altro a fare saltare il progetto”.
MF
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