Ecc.mi Capitani Reggenti,
Signor Segretario di Stato per gli Affari Esteri,
Egregio Oratore Ufficiale dell’odierna Cerimonia, SE Antoni Martí Petit,
Signori Ambasciatori e Membri del Corpo Diplomatico,
Signore e Signori,
con grande onore e piacere il Corpo Diplomatico e Consolare accreditato presso la Serenissima Repubblica di San Marino si trova qui riunito per presentare agli Ecc.mi Capitani Reggenti, nella solenne Cerimonia d’Insediamento, vive felicitazioni e deferenti auguri.
Ben consapevoli, inoltre, dell’importanza e della difficoltà del “governare”, il nostro augurio vuol essere un solidale accompagnamento per una felice realizzazione dell’esercizio dell’Autorità durante l’intero mandato. Cogliamo l’occasione per salutare e ossequiare anche l’Oratore Ufficiale della circostanza, SE Antoni Martí Petit.
Ora, mossi da avvenimenti di un mondo globalizzato e tristemente noti a tutti, sempre come “operatori di pace” ci permettiamo profittare di quest’occasione per accennare a uno dei più importanti “principi non negoziabili” dei diritti della persona umana: la libertà di religione, come condizione indispensabile per la pacifica convivenza e quindi per la preservazione della pace.
La pace, che si costruisce e si consolida a tutti i livelli dell’umana convivenza, affonda le proprie radici nella libertà e nell’apertura delle coscienze alla verità. In concreto, la pace non è soltanto assenza di contrasti e di guerre, ma è “frutto dell’ordine impresso nell’umana società da madre natura”. Essa è opera della giustizia, e perciò richiede sia il rispetto dei diritti che il compimento dei doveri propri di ogni uomo. Sorge così un legame intrinseco tra le esigenze non solo della giustizia, ma anche della verità e della pace.
Considerando inoltre che fondamento e fine dell’ordine sociale è la persona umana, come soggetto di diritti inalienabili - diritti che non riceve dall’esterno, ma che scaturiscono dalla sua stessa natura -: nulla e nessuno può distruggerli, nessuna costrizione esterna può annientarli, poiché essi hanno una radice in ciò che vi è di più profondamente umano. Ne risulta che la libertà si pone ed è la prerogativa più nobile dell’uomo.
Passando quindi dalla sfera individuale a quella sociale, la libertà religiosa, in quanto attinge la parte più intima dello spirito, si rivela punto di riferimento e, in certo modo, diviene misura degli altri diritti fondamentali.
Si tratta, infatti, di rispettare lo spazio più geloso dell’autonomia della persona, consentendole di agire secondo il dettame della sua coscienza, sia nelle scelte private, che nella vita sociale. Ne consegue logicamente che, in tale materia, è dovere delle autorità civili fare in modo che i diritti dei singoli e delle comunità siano ugualmente rispettati. Tutto questo per salvaguardare, in pari tempo, il giusto ordine pubblico.
In aggiunta, anche nel caso in cui uno Stato attribuisca una speciale posizione giuridica a una determinata religione, è doveroso che sia legalmente riconosciuto ed effettivamente rispettato il diritto di libertà di coscienza di tutti i cittadini, come pure degli stranieri che vi risiedono anche temporaneamente, per motivi di lavoro o altri. In nessun caso l’organizzazione statale, gruppi più o meno qualificabili o addirittura singoli individui, possono sostituirsi alla coscienza dei cittadini nel sottrarre spazi vitali o prendere il posto delle loro associazioni religiose. Il retto ordine sociale esige che tutti - singolarmente e comunitariamente - possano professare la propria convinzione religiosa nel rispetto degli altri.
Del resto questo è il contenuto e lo spirito dell’Atto finale di Helsinki, firmato dai vari Capi di Stato e di Governo il 1° agosto del 1975, a completamento anche della proclamazione della Carta dei diritti umani del dopo-guerra da parte delle Nazioni Unite.
La libertà religiosa contribuisce inoltre, in maniera determinante, alla formazione di cittadini autenticamente liberi. Favorisce in ciascun uomo una piena consapevolezza della propria dignità e una più motivata assunzione delle proprie responsabilità. In questo senso si può ben dire che la libertà religiosa è un fattore di grande rilievo per rafforzare la coesione morale di un popolo. La società civile può contare sui credenti che, per le loro profonde convinzioni, non solo non si lasceranno facilmente catturare da ideologie o correnti “totalizzanti”, estremiste o addirittura aberranti, ma si sforzeranno di agire in coerenza con le loro aspirazioni verso tutto ciò che è vero e giusto, condizione ineludibile per il raggiungimento della pace.
Pertanto, a nessuno può sfuggire che la dimensione religiosa, radicata nella coscienza dell’uomo, ha un’incidenza specifica sul tema della pace e che ogni tentativo di impedirne o di contrastarne l’espressione libera si ritorce inevitabilmente, con gravi compromissioni, sulla possibilità dell’uomo di vivere serenamente con i suoi simili.
Che dire, infine, alla luce di questi pensieri, così chiari e di semplice buon senso, che ancora, nel ventunesimo secolo, si debbano registrare delle limitazioni alla libertà religiosa o addirittura si debba assistere all’indescrivibile scena di “sgozzare una persona”, “to slaughter a person”, “égorger une personne”, “degollar una persona” per motivi religiosi? Tutte cose piuttosto degne non solo dei più oscuri periodi del Medio Evo o di alcuni regimi totalitari, ma forse dell’Era delle Caverne!
Fortunatamente non tutto è così: nella quasi totalità il bene rimane nascosto e le persone buone e oneste non fanno chiasso… E queste sono assolutamente la maggioranza!
Ora è comunemente noto che la Serenissima, nel dare molta importanza alla buona tradizione, continua a rispettare questa libertà, nell’interezza dei suoi inalienabili principi, e a trasmetterla, attraverso la famiglia e la stessa comunità sociale. Da parte di tutti noi i migliori auguri per la continuazione su questo cammino.
Signori Capitani Reggenti, all’inizio della Loro missione, vogliano ricevere le nostre più vive congratulazioni e soprattutto rinnovati auguri per un sereno e fruttuoso lavoro, che risulti di loro personale soddisfazione e per il bene dei cittadini dell’intera Repubblica di San Marino.
Signor Segretario di Stato per gli Affari Esteri,
Egregio Oratore Ufficiale dell’odierna Cerimonia, SE Antoni Martí Petit,
Signori Ambasciatori e Membri del Corpo Diplomatico,
Signore e Signori,
con grande onore e piacere il Corpo Diplomatico e Consolare accreditato presso la Serenissima Repubblica di San Marino si trova qui riunito per presentare agli Ecc.mi Capitani Reggenti, nella solenne Cerimonia d’Insediamento, vive felicitazioni e deferenti auguri.
Ben consapevoli, inoltre, dell’importanza e della difficoltà del “governare”, il nostro augurio vuol essere un solidale accompagnamento per una felice realizzazione dell’esercizio dell’Autorità durante l’intero mandato. Cogliamo l’occasione per salutare e ossequiare anche l’Oratore Ufficiale della circostanza, SE Antoni Martí Petit.
Ora, mossi da avvenimenti di un mondo globalizzato e tristemente noti a tutti, sempre come “operatori di pace” ci permettiamo profittare di quest’occasione per accennare a uno dei più importanti “principi non negoziabili” dei diritti della persona umana: la libertà di religione, come condizione indispensabile per la pacifica convivenza e quindi per la preservazione della pace.
La pace, che si costruisce e si consolida a tutti i livelli dell’umana convivenza, affonda le proprie radici nella libertà e nell’apertura delle coscienze alla verità. In concreto, la pace non è soltanto assenza di contrasti e di guerre, ma è “frutto dell’ordine impresso nell’umana società da madre natura”. Essa è opera della giustizia, e perciò richiede sia il rispetto dei diritti che il compimento dei doveri propri di ogni uomo. Sorge così un legame intrinseco tra le esigenze non solo della giustizia, ma anche della verità e della pace.
Considerando inoltre che fondamento e fine dell’ordine sociale è la persona umana, come soggetto di diritti inalienabili - diritti che non riceve dall’esterno, ma che scaturiscono dalla sua stessa natura -: nulla e nessuno può distruggerli, nessuna costrizione esterna può annientarli, poiché essi hanno una radice in ciò che vi è di più profondamente umano. Ne risulta che la libertà si pone ed è la prerogativa più nobile dell’uomo.
Passando quindi dalla sfera individuale a quella sociale, la libertà religiosa, in quanto attinge la parte più intima dello spirito, si rivela punto di riferimento e, in certo modo, diviene misura degli altri diritti fondamentali.
Si tratta, infatti, di rispettare lo spazio più geloso dell’autonomia della persona, consentendole di agire secondo il dettame della sua coscienza, sia nelle scelte private, che nella vita sociale. Ne consegue logicamente che, in tale materia, è dovere delle autorità civili fare in modo che i diritti dei singoli e delle comunità siano ugualmente rispettati. Tutto questo per salvaguardare, in pari tempo, il giusto ordine pubblico.
In aggiunta, anche nel caso in cui uno Stato attribuisca una speciale posizione giuridica a una determinata religione, è doveroso che sia legalmente riconosciuto ed effettivamente rispettato il diritto di libertà di coscienza di tutti i cittadini, come pure degli stranieri che vi risiedono anche temporaneamente, per motivi di lavoro o altri. In nessun caso l’organizzazione statale, gruppi più o meno qualificabili o addirittura singoli individui, possono sostituirsi alla coscienza dei cittadini nel sottrarre spazi vitali o prendere il posto delle loro associazioni religiose. Il retto ordine sociale esige che tutti - singolarmente e comunitariamente - possano professare la propria convinzione religiosa nel rispetto degli altri.
Del resto questo è il contenuto e lo spirito dell’Atto finale di Helsinki, firmato dai vari Capi di Stato e di Governo il 1° agosto del 1975, a completamento anche della proclamazione della Carta dei diritti umani del dopo-guerra da parte delle Nazioni Unite.
La libertà religiosa contribuisce inoltre, in maniera determinante, alla formazione di cittadini autenticamente liberi. Favorisce in ciascun uomo una piena consapevolezza della propria dignità e una più motivata assunzione delle proprie responsabilità. In questo senso si può ben dire che la libertà religiosa è un fattore di grande rilievo per rafforzare la coesione morale di un popolo. La società civile può contare sui credenti che, per le loro profonde convinzioni, non solo non si lasceranno facilmente catturare da ideologie o correnti “totalizzanti”, estremiste o addirittura aberranti, ma si sforzeranno di agire in coerenza con le loro aspirazioni verso tutto ciò che è vero e giusto, condizione ineludibile per il raggiungimento della pace.
Pertanto, a nessuno può sfuggire che la dimensione religiosa, radicata nella coscienza dell’uomo, ha un’incidenza specifica sul tema della pace e che ogni tentativo di impedirne o di contrastarne l’espressione libera si ritorce inevitabilmente, con gravi compromissioni, sulla possibilità dell’uomo di vivere serenamente con i suoi simili.
Che dire, infine, alla luce di questi pensieri, così chiari e di semplice buon senso, che ancora, nel ventunesimo secolo, si debbano registrare delle limitazioni alla libertà religiosa o addirittura si debba assistere all’indescrivibile scena di “sgozzare una persona”, “to slaughter a person”, “égorger une personne”, “degollar una persona” per motivi religiosi? Tutte cose piuttosto degne non solo dei più oscuri periodi del Medio Evo o di alcuni regimi totalitari, ma forse dell’Era delle Caverne!
Fortunatamente non tutto è così: nella quasi totalità il bene rimane nascosto e le persone buone e oneste non fanno chiasso… E queste sono assolutamente la maggioranza!
Ora è comunemente noto che la Serenissima, nel dare molta importanza alla buona tradizione, continua a rispettare questa libertà, nell’interezza dei suoi inalienabili principi, e a trasmetterla, attraverso la famiglia e la stessa comunità sociale. Da parte di tutti noi i migliori auguri per la continuazione su questo cammino.
Signori Capitani Reggenti, all’inizio della Loro missione, vogliano ricevere le nostre più vive congratulazioni e soprattutto rinnovati auguri per un sereno e fruttuoso lavoro, che risulti di loro personale soddisfazione e per il bene dei cittadini dell’intera Repubblica di San Marino.
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