È la prima legge di bilancio del Governo in un contesto storico straordinario, condizionato dalla pandemia. Una manovra che – rimarcano dalla maggioranza – deve ripristinare nel paese fiducia e certezza. Non mancano quindi critiche al precedente esecutivo per scelte sbagliate, oggi sulle spalle di governo e maggioranza. “La vera sfida” – dice Alessandro Mancini, “non è tanto contenere il deficit o come reperire risorse ma fare ripartire il paese. Un paese che ha bisogno di un nuovo inizio”. Viene ritenuto come intervento più significativo l'emissione di Titoli irredimibili del debito pubblico, per rendere fruttiferi e cedibili gli attivi patrimoniali iscritti nel bilancio di Carisp, “operazione – dice Emanuele Santi - che ci farà risparmiare 30 milioni”, mentre la riduzione della spesa corrente per un disavanzo pari a circa la metà di quanto preventivato in prima lettura, “è un buon risultato – dice Stefano Giulianelli - che cambia la connotazione generale della finanziaria”.
La legge, però, non piace a tutti. Non a Libera, per l'assenza di un piano di riforme e fondi destinati allo sviluppo, né a RF che la definisce “drammatica, connotata da arroganza e segretezza”. Non soddisfa appieno neppure membri della stessa maggioranza. Dopo la seduta serale il dibattito riprende in mattinata. Tiene banco, con forza, il tema del prestito. Non si stupisce Nicola Renzi del mancato piazzamento dei bond sui mercati, un insuccesso – dice - non determinato “dal destino cinico e baro” ma per il non rispetto di sei prerequisiti indicati dagli interlocutori del governo già nella passata legislatura. Li elenca tutti, compreso il punto in cui si raccomandava un progetto paese con ben chiaro dove impiegare le risorse. Accusa poi l'Esecutivo di opacità su consulenze milionarie a player internazionali. Non c'è trasparenza – attacca – neppure sul contratto per ottenere i 150 milioni, chiuso in cassaforte nella Segreteria Finanze e di cui nessuno conosce i contenuti. Definisce quindi il decreto, che sostiene la firma per il finanziamento, una delega in bianco per vendere il paese: “per quale cifra, con chi e a quale garanzia – chiede - qualcuno sta decidendo in segreto di ipotecare il paese?” Si rivolge quindi alla maggioranza, esortandola a pretendere di visionare il contratto: “Voi sapete cosa verrà dato in garanzia per ottenere quei 150 milioni?”. “Non voglio vedere il contratto e non deve vederlo neppure il Consiglio” – gli risponde Francesco Mussoni, ricordando che l'aula ha funzione legislativa, non amministrativa. C'è un governo – spiega - che segue le questioni gestionali e che rende conto del proprio operato a cittadinanza e consiglio. Importante - dice - è la rendicontazione, non la condivisione e la trattativa tecnica di cose riservate. “In una fase cosi difficile – afferma - dobbiamo ragionare anche con la buonafede rispetto a chi porta avanti queste questioni, altrimenti siamo sempre in commissione d'inchiesta anche in aula consiliare”. Rossano Fabbri chiede alla maggioranza, invece, di non fidarsi, “perché nella scorsa legislatura qualcuno si è fidato un po' troppo. Non prendiamo tour court quello che ci viene detto. Abbiamo il dovere di approfondire”.
Emanuele Santi ammette che sul prestito ponte c'è stato poco confronto preventivo, ma i commissari – afferma - hanno avuto modo di leggere sia il contratto che ricevere una spiegazione dettagliata. “Abbiamo ottenuto la linea di credito – continua – ma è chiaro che non possiamo uscire con un bilancio che certifica che li abbiamo spesi tutti”. Da qui il taglio ad importi e stanziamenti. E se durante la prima lettura del bilancio il segretario di Rete era stato tra i più critici, ora il testo – dice – è molto migliorato. Che San Marino versi in una situazione difficile non è un mistero, ma per Eva Guidi non è serio ripetere che le difficoltà siano legate agli ultimi tre anni. Richiama quindi all'evoluzione del debito, “avevamo 230 milioni di liquidità solo 10 anni fa. L'indebitamento – dice - è stato fatto ben prima del nostro arrivo”.
Chiude il dibattito il Segretario Gatti che in replica punta il dito contro un'opposizione che “in maniera impropria ha posto l'attenzione sul prestito ponte”, parlando “di riciclaggio di Stato solo perché nasce nel Delaware”. Le forze politiche che partecipano alla Commissione Finanze - afferma - sanno chi è il soggetto in questione. La Cargill è "un gruppo internazionale, presente in 70 paesi del mondo, con 150 anni di storia, 16 mila dipendenti, e un reddito operativo di 3 miliardi di dollari”. E sul bilancio, “è frutto dello sforzo esclusivo di governo e maggioranza. Non abbiamo ricevuto dalle controparti – dice - proposte di rilievo. Spero che dall'opposizione ci siano passaggi qualificanti per modificare il testo”.