Onorevole Segretario di Stato,
in una sua recente intervista lei ha lanciato un appello a tutta la politica affinché davanti alla grave questione occupazionale vengano abbandonate le strumentalizzazioni di parte. Ebbene, ho deciso di raccoglierlo. Sempre nell’intervista ha voluto marcare il ruolo di grande importanza dei grandi investitori esteri e ha ricordato l’enorme carico cui sono sottoposti gli ammortizzatori sociali. È su questi due argomenti specifici che intendo portarle alcune mie considerazioni.
I GRANDI INVESTITORI ESTERI
Parlando di grandi investitori esteri non si può non osservare che sono stati proprio questi – criminalità organizzata compresa – a fornire il denaro che ha alimentato la grande crescita economica iniziata a fine anni ‘80 e conclusasi disastrosamente nel 2008. Queste le conseguenze: clientelismo; voto di scambio; corruzione dei costumi; svuotamento di interi settori economici (vedi il settore edilizio); asimmetria sociale; imbruttimento del paesaggio; deformazione urbanistica; azzeramento dello spirito imprenditoriale (gli esempi di imprenditorialità sono stati piuttosto esempi di affarismo e scaltrezza). Il denaro è capace di trasformazioni enormi: a mio parere, dunque, spalancargli ancora una volta le porte senza che prima la Repubblica abbia deciso con convinzione del proprio futuro, potrebbe essere più un male che un bene. Da qui l’importanza di un nuovo Arengo attraverso il quale i sammarinesi possano riappropriarsi della loro eredità più preziosa che è anche la loro libertà più grande: l’autodeterminazione. Le chiedo: è d’accordo con l’alternativa di un processo democratico straordinario oppure, come molti altri, ritiene che la situazione vada affrontata col decisionismo di governo? E ancora: le (forse troppo) ambiziose trattative coi gruppi russi, arabi o indiani che siano, non possono certo offrire riposte immediate; perché, allora, nel frattempo non affrancare e valorizzare le capacità già presenti nel Paese? Conosco moltissimi giovani (e meno giovani) pronti a mettersi in gioco e a fare la propria parte. Spesso però, anche il più tenace tra loro finisce col rinunciare nella palude dei tanti impedimenti normativi, dell’idiotismo burocratico e della discrezionalità politica. In questo senso, potrebbero essere molti i provvedimenti attuabili fin da subito e a costo zero, capaci, al di là degli aspetti economici, di favorire le condizioni per la crescita e la gratificazione personale, di cui il Paese ha enorme bisogno, forse più ancora che del denaro.
GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI
Sempre più spesso capita di ascoltare casi di disoccupati che rifiutano la chiamata di lavoro. Il lassismo, l’inoperosità, l’inerzia sono ormai una specie di stato d’animo collettivo. Commentare con sdegno è solo un esercizio ipocrita per mettersi al riparo dalle critiche. Quel che va fatto invece è capire quali sono le cause dell’abbandono e dello scoraggiamento generale, e che a mio parere principalmente riguardano 1) l’indifferenza al merito nel settore pubblico; 2) la sottrazione di diritti nel settore privato (su questo secondo punto, Segretario Belluzzi, mi rivolgo a lei con forte preoccupazione: uomini in odore di mafia e imbroglioni d'ogni risma stanno approfittando delle agevolazioni di legge e delle complicità politiche e amministrative per fare quattrini facili sulla pelle dei sammarinesi; si trovi presto la maniera di fermarli!). Finché la «raccomandazione» e lo «sfruttamento» continueranno a condizionare così pesantemente il lavoro, niente potrà ricreare un clima di fiducia e restituire la voglia di fare. Lavorare deve tornare a significare partecipare alla sviluppo e al benessere della Repubblica. Qualcuno potrebbe obiettare che è proprio il lavoro a mancare. Ma come si fa a sostenere che manca il lavoro in un Paese che ha ancora così tanto da fare?: infrastrutture, conversione energetica, sicurezza stradale, promozione estera, riqualificazione dei centri storici, potenziamento del welfare, recupero dell’artigianato, sviluppo dei settori Hi-Tec (per esempio il manifatturiero digitale), internazionalizzazione economico-istituzionale. Il lavoro è la fonte originaria di ogni ricchezza. Non utilizzare il lavoro di chi un lavoro non ce l’ha, dei laureati, di chi ha investito tempo e denaro per professionalizzarsi è come morire di sete accanto a un pozzo. In un piccolo Stato per il lavoro passa anche il senso di appartenenza a una comunità. Così che la domenica anche un operaio possa portare il proprio figlio davanti a un marciapiede o ad un parco e dirgli: questo l’ho fatto io, l’ho fatto per te, per i tuoi amici, per i nostri vicini, per la gente del nostro Castello, perché noi tutti si possa vivere in un Paese più bello e più sicuro.
Segretario Belluzzi, “nel lavoro si realizza o la libertà dell’uomo o la sua alienazione sociale e politica”. Lei ha nelle sue mani più che l’esercizio di un potere, ha il destino personale di migliaia di sammarinesi. Volga il suo sguardo appena più in basso. Lì troverà tutti lì ad aspettare di dare il proprio contributo per una Repubblica di nuovo viva, operosa e rallegrante.
Comunicato stampa Luca Lazzari
in una sua recente intervista lei ha lanciato un appello a tutta la politica affinché davanti alla grave questione occupazionale vengano abbandonate le strumentalizzazioni di parte. Ebbene, ho deciso di raccoglierlo. Sempre nell’intervista ha voluto marcare il ruolo di grande importanza dei grandi investitori esteri e ha ricordato l’enorme carico cui sono sottoposti gli ammortizzatori sociali. È su questi due argomenti specifici che intendo portarle alcune mie considerazioni.
I GRANDI INVESTITORI ESTERI
Parlando di grandi investitori esteri non si può non osservare che sono stati proprio questi – criminalità organizzata compresa – a fornire il denaro che ha alimentato la grande crescita economica iniziata a fine anni ‘80 e conclusasi disastrosamente nel 2008. Queste le conseguenze: clientelismo; voto di scambio; corruzione dei costumi; svuotamento di interi settori economici (vedi il settore edilizio); asimmetria sociale; imbruttimento del paesaggio; deformazione urbanistica; azzeramento dello spirito imprenditoriale (gli esempi di imprenditorialità sono stati piuttosto esempi di affarismo e scaltrezza). Il denaro è capace di trasformazioni enormi: a mio parere, dunque, spalancargli ancora una volta le porte senza che prima la Repubblica abbia deciso con convinzione del proprio futuro, potrebbe essere più un male che un bene. Da qui l’importanza di un nuovo Arengo attraverso il quale i sammarinesi possano riappropriarsi della loro eredità più preziosa che è anche la loro libertà più grande: l’autodeterminazione. Le chiedo: è d’accordo con l’alternativa di un processo democratico straordinario oppure, come molti altri, ritiene che la situazione vada affrontata col decisionismo di governo? E ancora: le (forse troppo) ambiziose trattative coi gruppi russi, arabi o indiani che siano, non possono certo offrire riposte immediate; perché, allora, nel frattempo non affrancare e valorizzare le capacità già presenti nel Paese? Conosco moltissimi giovani (e meno giovani) pronti a mettersi in gioco e a fare la propria parte. Spesso però, anche il più tenace tra loro finisce col rinunciare nella palude dei tanti impedimenti normativi, dell’idiotismo burocratico e della discrezionalità politica. In questo senso, potrebbero essere molti i provvedimenti attuabili fin da subito e a costo zero, capaci, al di là degli aspetti economici, di favorire le condizioni per la crescita e la gratificazione personale, di cui il Paese ha enorme bisogno, forse più ancora che del denaro.
GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI
Sempre più spesso capita di ascoltare casi di disoccupati che rifiutano la chiamata di lavoro. Il lassismo, l’inoperosità, l’inerzia sono ormai una specie di stato d’animo collettivo. Commentare con sdegno è solo un esercizio ipocrita per mettersi al riparo dalle critiche. Quel che va fatto invece è capire quali sono le cause dell’abbandono e dello scoraggiamento generale, e che a mio parere principalmente riguardano 1) l’indifferenza al merito nel settore pubblico; 2) la sottrazione di diritti nel settore privato (su questo secondo punto, Segretario Belluzzi, mi rivolgo a lei con forte preoccupazione: uomini in odore di mafia e imbroglioni d'ogni risma stanno approfittando delle agevolazioni di legge e delle complicità politiche e amministrative per fare quattrini facili sulla pelle dei sammarinesi; si trovi presto la maniera di fermarli!). Finché la «raccomandazione» e lo «sfruttamento» continueranno a condizionare così pesantemente il lavoro, niente potrà ricreare un clima di fiducia e restituire la voglia di fare. Lavorare deve tornare a significare partecipare alla sviluppo e al benessere della Repubblica. Qualcuno potrebbe obiettare che è proprio il lavoro a mancare. Ma come si fa a sostenere che manca il lavoro in un Paese che ha ancora così tanto da fare?: infrastrutture, conversione energetica, sicurezza stradale, promozione estera, riqualificazione dei centri storici, potenziamento del welfare, recupero dell’artigianato, sviluppo dei settori Hi-Tec (per esempio il manifatturiero digitale), internazionalizzazione economico-istituzionale. Il lavoro è la fonte originaria di ogni ricchezza. Non utilizzare il lavoro di chi un lavoro non ce l’ha, dei laureati, di chi ha investito tempo e denaro per professionalizzarsi è come morire di sete accanto a un pozzo. In un piccolo Stato per il lavoro passa anche il senso di appartenenza a una comunità. Così che la domenica anche un operaio possa portare il proprio figlio davanti a un marciapiede o ad un parco e dirgli: questo l’ho fatto io, l’ho fatto per te, per i tuoi amici, per i nostri vicini, per la gente del nostro Castello, perché noi tutti si possa vivere in un Paese più bello e più sicuro.
Segretario Belluzzi, “nel lavoro si realizza o la libertà dell’uomo o la sua alienazione sociale e politica”. Lei ha nelle sue mani più che l’esercizio di un potere, ha il destino personale di migliaia di sammarinesi. Volga il suo sguardo appena più in basso. Lì troverà tutti lì ad aspettare di dare il proprio contributo per una Repubblica di nuovo viva, operosa e rallegrante.
Comunicato stampa Luca Lazzari
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