Gerardo Giovagnoli è il nuovo Segretario del Partito dei Socialisti e dei Democratici, Denise Bronzetti il nuovo presidente. Due elezioni a larghissima maggioranza avvenute al temine di un intenso dibattito che ha segnato un congresso lampo, consumato in poche ore. “Sono qui per due ragioni – ha detto il nuovo segretario - perché il cuore è di sinistra e perché sono un riformista. Ho aderito al PSD perché questa è la casa dove ho trovato maggiore facilità di espressione. E subito un messaggio ai delegati. Il riformismo – ha detto – non si ferma al rinnovamento della dirigenza, ma è un modo di essere, di operare, e su questa strada ci impegneremo a fondo” Denise Bronzetti sottolinea la sfida lanciata dal PSD in un momento di grande difficoltà. Il paese – afferma - chiede di cambiare. Non servono scorciatoie per tornare al governo, manda a dire ai fuoriusciti, ma si deve fare sulla spinta della richieste degli elettori che chiedono di cambiare. Il documento adottato dall’assemblea spinge con forza verso l’adesione all’Unione Europea, e insiste molto sulle relazioni internazionali e in particolare il rapporto bilaterale con l’Italia. “Un’idea – ha detto dal podio il presidente dimissionario, Patrizia Busignani – che per lungo tempo ci ha visto soli ma che oggi altri riconoscono come l’unica strada possibile”. Critica sull’operato del governo, che ritiene a rischio di implosione, conferma la volontà del PSD di guardare avanti, di essere un partito plurale e su questo continuare ad investire. Chi se n’è andato – ha detto – ha sbagliato”. E l’analisi della scissione ha attraversato tutti gli interventi. Per Mauro Chiaruzzi è imbarazzante non aver ascoltato dai fuoriusciti alcuna motivazione politica, che difficilmente avrebbe potuto esserci. Per Fiorenzo Stolfi chi li ha seguiti si accorgerà presto dell’inconsistenza del loro progetto e non tarderà a tornare a casa. La nostra idea di costruire un grande partito della sinistra democratica è sempre valida e oggi il dialogo sarà più facile. Il Capogruppo, Claudio Felici, aprendo l’assemblea ha definito fragile il quadro politico, non solo quello di casa propria, non solo quello delle coalizioni, segnate dalle scelte delle ultime settimane, ma anche quello generale. “Quando l’autunno – ha affermato – dimostrerà l’assenza delle firme annunciate, ma anche se saranno arrivate – aggiunge – riveleranno comunque di non essere la soluzione ai problemi, il Patto per San Marino dimostrerà di non essere quella gioiosa macchina da guerra ma scoprirà le sue fratture. Noi – ha concluso – ci saremo, il PSD sarà pronto per proporre al Paese soluzioni che riteniamo di grande interesse
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