L'uscita dalla black-list del Ministero dell'Economia e delle Finanze italiano è certamente una notizia molto positiva.
Il superamento del contenzioso con la vicina Italia rappresenta una fondamentale boccata d'ossigeno per il sistema economico e finanziario sammarinese. È una vittoria dell'intero Paese che - negli ultimi 6 anni - ha compiuto uno sforzo enorme per adeguarsi ai parametri internazionali in materia di trasparenza, legalità e cooperazione fiscale.
Noi riconfermiamo le forti perplessità rispetto alla gestione della politica estera da parte del Governo nei primi 14 mesi della legislatura. Nonostante il raggiungimento di tale risultato, riteniamo ancor oggi che nella gestione delle relazioni internazionali serva più coraggio e maggiore visione politica per far pesare in maniera adeguata il nostro Stato all'interno della Comunità Internazionale.
Ma non è il giorno delle polemiche e quindi guardiamo avanti dato che inevitabilmente con l'uscita dalla black-list si aprirà una nuova fase politica. Estremamente interessante, ma anche complicata. La "guerra" con l'Italia si è definitivamente chiusa, ma la tempesta economica, finanziaria e sociale è al massimo della potenza, come indicato dai numeri contenuti nella Dichiarazione conclusiva della Missione del Fondo Monetario Internazionale che mette in rilievo due aspetti su cui è opportuno impostare una riflessione seria ed approfondita: la prosecuzione della recessione e la permanenza dello stato di precarietà dei conti pubblici.
Da un lato, infatti, si stima che nel 2013 l’economia abbia subito un’ulteriore contrazione di circa cinque punti percentuali e le previsioni per il 2014 sono tutt’altro che positive.
Dall’altro, il debito pubblico si è spinto fino al 30% del Pil (circa 300 milioni di euro in valore assoluto), con la tendenza a crescere nel prossimo futuro.
La situazione è davvero gravissima, in quanto il nostro Stato – per caratteristiche strutturali – non è in grado di sopportare il superamento di certe soglie di debito pubblico.
E’ quindi necessario interrompere al più presto la deriva economica e finanziaria che, iniziata nel corso dell’ultimo trimestre del 2008, va avanti inesorabilmente.
La strada, seguita fino ad oggi dal Governo, è sbagliata.
L’assenza di efficaci politiche industriali per il rilancio economico e occupazionale, l’inasprimento della pressione fiscale e i tagli orizzontali per ridurre la spesa pubblica, non solo non hanno risolto i problemi ma addirittura li hanno aggravati.
La ricetta suggerita dall’Fmi, imperniata sull’incremento delle tasse e sulla diminuzione dei livelli di protezione socio-sanitaria, non ci convince affatto.
A nostro parere serve un approccio differente.
Bisogna definire una strategia complessiva, a medio-breve termine, per rilanciare il Pil. La priorità infatti è incentivare fortemente la ripresa economica con scelte politiche mirate e coraggiose. Con gli slogans non si produce ricchezza e non si creano posti di lavoro.
A questo punto gli alibi per Governo e maggioranza non ci sono più. Se fino ad oggi si sosteneva che la permanenza in black-list stava impedendo nuovi insediamenti imprenditoriali di livello internazionale nel nostro Paese, ora questo ostacolo è stato rimosso.
Dunque è indispensabile e urgente delineare il nuovo modello di sviluppo economico per garantire un futuro di sicurezza e benessere ai sammarinesi. E’ su questo terreno che si misurerà la tenuta politica del Governo di Bene Comune, che – con tutta onestà – fino ad oggi si è mostrato troppo incerto sui temi del rilancio e della crescita.
Il superamento del contenzioso con la vicina Italia rappresenta una fondamentale boccata d'ossigeno per il sistema economico e finanziario sammarinese. È una vittoria dell'intero Paese che - negli ultimi 6 anni - ha compiuto uno sforzo enorme per adeguarsi ai parametri internazionali in materia di trasparenza, legalità e cooperazione fiscale.
Noi riconfermiamo le forti perplessità rispetto alla gestione della politica estera da parte del Governo nei primi 14 mesi della legislatura. Nonostante il raggiungimento di tale risultato, riteniamo ancor oggi che nella gestione delle relazioni internazionali serva più coraggio e maggiore visione politica per far pesare in maniera adeguata il nostro Stato all'interno della Comunità Internazionale.
Ma non è il giorno delle polemiche e quindi guardiamo avanti dato che inevitabilmente con l'uscita dalla black-list si aprirà una nuova fase politica. Estremamente interessante, ma anche complicata. La "guerra" con l'Italia si è definitivamente chiusa, ma la tempesta economica, finanziaria e sociale è al massimo della potenza, come indicato dai numeri contenuti nella Dichiarazione conclusiva della Missione del Fondo Monetario Internazionale che mette in rilievo due aspetti su cui è opportuno impostare una riflessione seria ed approfondita: la prosecuzione della recessione e la permanenza dello stato di precarietà dei conti pubblici.
Da un lato, infatti, si stima che nel 2013 l’economia abbia subito un’ulteriore contrazione di circa cinque punti percentuali e le previsioni per il 2014 sono tutt’altro che positive.
Dall’altro, il debito pubblico si è spinto fino al 30% del Pil (circa 300 milioni di euro in valore assoluto), con la tendenza a crescere nel prossimo futuro.
La situazione è davvero gravissima, in quanto il nostro Stato – per caratteristiche strutturali – non è in grado di sopportare il superamento di certe soglie di debito pubblico.
E’ quindi necessario interrompere al più presto la deriva economica e finanziaria che, iniziata nel corso dell’ultimo trimestre del 2008, va avanti inesorabilmente.
La strada, seguita fino ad oggi dal Governo, è sbagliata.
L’assenza di efficaci politiche industriali per il rilancio economico e occupazionale, l’inasprimento della pressione fiscale e i tagli orizzontali per ridurre la spesa pubblica, non solo non hanno risolto i problemi ma addirittura li hanno aggravati.
La ricetta suggerita dall’Fmi, imperniata sull’incremento delle tasse e sulla diminuzione dei livelli di protezione socio-sanitaria, non ci convince affatto.
A nostro parere serve un approccio differente.
Bisogna definire una strategia complessiva, a medio-breve termine, per rilanciare il Pil. La priorità infatti è incentivare fortemente la ripresa economica con scelte politiche mirate e coraggiose. Con gli slogans non si produce ricchezza e non si creano posti di lavoro.
A questo punto gli alibi per Governo e maggioranza non ci sono più. Se fino ad oggi si sosteneva che la permanenza in black-list stava impedendo nuovi insediamenti imprenditoriali di livello internazionale nel nostro Paese, ora questo ostacolo è stato rimosso.
Dunque è indispensabile e urgente delineare il nuovo modello di sviluppo economico per garantire un futuro di sicurezza e benessere ai sammarinesi. E’ su questo terreno che si misurerà la tenuta politica del Governo di Bene Comune, che – con tutta onestà – fino ad oggi si è mostrato troppo incerto sui temi del rilancio e della crescita.
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