Finalmente, dopo cinque anni dall’approvazione della Legge quadro sulla Pubblica Amministrazione sono stati emessi i primi Bandi di selezione per Dirigenti.
Difficile spiegarsi per quale motivo si è atteso tutto questo tempo, nonostante il Direttore della Funzione Pubblica sia stato nominato, anche qui dopo inspiegabili ritardi, da ormai un anno. Ma tant’è, i Bandi iniziano ad arrivare. Istituti Culturali, Ufficio Registro Automezzi e Trasporti, Scuola dell’Infanzia e Servizi Socio Educativi e Turismo, quelli già emessi.
Leggendo il testo dei Bandi, tuttavia, viene da fare alcune riflessioni.
La prima cosa che salta agli occhi è l’estrema discrezionalità che permea questi Bandi di Concorso. Non esistono infatti prove scritte, solo colloqui orali con una commissione di tre membri. I membri della Commissione, finché non sarà finalmente istituito l’Albo previsto per legge, sono tutti riconducibili al Congresso di Stato. Il valore del punteggio del colloquio cambia a seconda del settore. Si passa da 60/100 ad addirittura 70/100 nel caso dell’Ufficio Registro Automezzi.
Ma oltre al valore variabile di questi colloqui, risulta strano leggere che all’esperienza lavorativa viene dato in alcuni casi un valore molto basso, pari a 5/100, in altri un po’ più alto, 15/100. Stessa cosa per il voto di laurea, che viene considerato molto importante (20/100) per il Bando per Dirigente dell’Ufficio Turismo, un dettaglio invece (10/100) per il Direttore dell’Ufficio Automezzi.
Allora se possiamo comprendere che ogni settore preveda delle differenze nel valutare il tipo di competenze che un potenziale Dirigente debba dimostrare di avere, per ovvi motivi, e se può essere comprensibile il fatto che una prova scritta possa non dimostrare, da sola, le capacità manageriali di un potenziale dirigente, non riusciamo a capire per quale motivo il voto di Laurea debba essere valutato in maniera così diversa per un settore, piuttosto che per un altro.
Stessa cosa per il curriculum formativo e professionale: indipendentemente dal settore in cui si viene selezionati, il curriculum (quindi l’esperienza) dovrebbe avere un’importanza prestabilita e uguale per tutti.
A fronte di queste differenze, così marcate e senza evidenti motivazioni, siamo costretti a chiederci se ambiti di discrezionalità di questo tipo non possano lasciare spazio ad abusi.
Comunicato stampa Cittadinanza attiva
Difficile spiegarsi per quale motivo si è atteso tutto questo tempo, nonostante il Direttore della Funzione Pubblica sia stato nominato, anche qui dopo inspiegabili ritardi, da ormai un anno. Ma tant’è, i Bandi iniziano ad arrivare. Istituti Culturali, Ufficio Registro Automezzi e Trasporti, Scuola dell’Infanzia e Servizi Socio Educativi e Turismo, quelli già emessi.
Leggendo il testo dei Bandi, tuttavia, viene da fare alcune riflessioni.
La prima cosa che salta agli occhi è l’estrema discrezionalità che permea questi Bandi di Concorso. Non esistono infatti prove scritte, solo colloqui orali con una commissione di tre membri. I membri della Commissione, finché non sarà finalmente istituito l’Albo previsto per legge, sono tutti riconducibili al Congresso di Stato. Il valore del punteggio del colloquio cambia a seconda del settore. Si passa da 60/100 ad addirittura 70/100 nel caso dell’Ufficio Registro Automezzi.
Ma oltre al valore variabile di questi colloqui, risulta strano leggere che all’esperienza lavorativa viene dato in alcuni casi un valore molto basso, pari a 5/100, in altri un po’ più alto, 15/100. Stessa cosa per il voto di laurea, che viene considerato molto importante (20/100) per il Bando per Dirigente dell’Ufficio Turismo, un dettaglio invece (10/100) per il Direttore dell’Ufficio Automezzi.
Allora se possiamo comprendere che ogni settore preveda delle differenze nel valutare il tipo di competenze che un potenziale Dirigente debba dimostrare di avere, per ovvi motivi, e se può essere comprensibile il fatto che una prova scritta possa non dimostrare, da sola, le capacità manageriali di un potenziale dirigente, non riusciamo a capire per quale motivo il voto di Laurea debba essere valutato in maniera così diversa per un settore, piuttosto che per un altro.
Stessa cosa per il curriculum formativo e professionale: indipendentemente dal settore in cui si viene selezionati, il curriculum (quindi l’esperienza) dovrebbe avere un’importanza prestabilita e uguale per tutti.
A fronte di queste differenze, così marcate e senza evidenti motivazioni, siamo costretti a chiederci se ambiti di discrezionalità di questo tipo non possano lasciare spazio ad abusi.
Comunicato stampa Cittadinanza attiva
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