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12 Aprile 1970 il Cagliari è campione d'Italia

Nel calcio le favole esistono e una è quella del Cagliari campionde d'Italia mezzo secolo fa

di Mirco Zani
13 apr 2020

"Albertosi, Niccolai, Martiradonna, Zignoli, Domenghini, Cera, Nené, Tomasini, Greatti, Riva, Gori. Questa la formazione di quel Cagliari che il 26 Aprile 1970 si laureò campione d'Italia nel campionato italiano di calcio.


Siamo alla vigilia del mondiale "Mexico 70" con l'Italia reduce dalla partita del secolo Italia - Germania 4-3, in finale si arrese ad un Brasile guidato dallo straordinario Pelè per 4-1. Ma in Sardegna non era un estate come tutte le altre, erano loro i campioni, i più forti. Che con i loro 45 punti avevamo messo in riga tutte le regine del campionato, dall'Inter che di punti ne fece soltanto 41 e alla blasonata Juventus  che invece si fermò a 38. Alla punta del Cagliari in quella stagione va anche la classifica marcatori, in testa infatti la chiude Gigi Riva numero 11 dei sardi, con 21 reti, ma suo è anche il record di reti segnate con la nazionale, 35 gol in 42 presenze in azzurro.

Ma ai ragazzi di Scopigno, allenatore dei rossoblu di Sardegna di quell'anno, va il record a tutt'oggi ancora imbattuto, quello del minor numero di reti subite in un campionato, alla fine saranno solo 11 in 30 partite. E' a tutt'oggi ancora imbattuta la media gol subiti a partita, la più bassa di sempre, pari a 0,37.  In quei tempi Luigi Riva, ma per tutti Gigi, si guadagna la stima di tutti i tifosi di calcio, diventerà poi per tutti "Rombo di Tuono" soprannome coniato da Gianni Brera dopo un  Inter-Cagliari 1-3 del 25 Ottobre 1970  dove realizzò una doppietta. Quell'impresa del Cagliari cambiò il mondo del calcio portando per la prima volta lo scudetto a sud di Roma. Raccontano i protanisti che se ne resero conto immediatamente il Lunedì mattina raccontavano infatti: "ci siamo svegliati ci siano davvero resi conto di quello che avevamo fatto. L'abbiamo capito solo allora. Era lunedì: non c'era allenamento, ma con la squadra e Scopigno, che la sera doveva partire a Roma, ci siamo trovati all'Amsicora. Vuoto, mentre 24 ore prima era stracolmo. Lì, nel silenzio, ci siamo guardati in faccia. E abbiamo realizzato che era tutto vero». Prima, anche quando la squadra era in testa alla classifica, la parola scudetto era quasi tabù. «Non ne parlavamo mai - confessa Riva al telefono dalla sua casa a Cagliari - noi giocavamo tranquilli. Ma pur rendendoci conto che stavamo andando veramente forte continuavamo a fare finta di niente, era il nostro modo di vivere quel momento».


 


Poi una festa che non finiva in più in mezzo a una città che era scesa in strada e non ne voleva sapere più di tornare a dormire. Una festa piena di gioia - ricorda ancora Rombo di Tuono  bella anche perché i tifosi del Cagliari si comportarono splendidamente. A noi sembrava di vivere un sogno, in quel momento non ci rendevamo conto di nulla. Andammo a cena, poi finimmo la serata a casa di Arrica (il vicepresidente). Lo scudetto a Cagliari, qualcosa di incredibile. «No, anche quando le cose stavano andando bene era un pensiero lontano dalla nostra immaginazione. Io ero solo un ragazzo che arrivava da Leggiuno, lontanissimo, per giocare in serie B. Siamo saliti in A, ma lo scudetto era qualcosa di impensabile. Non preventivato, nemmeno quando è iniziata la stagione che ci ha portato al primo posto. E invece lo scudetto è arrivato. Una soddisfazione immensa conquistata grazie al nostro carattere e al nostro temperamento. Un campionato che abbiamo meritato di vincere. Indimenticabile». Tutto meravigliosamente vero.

Cagliari tricolore, 50 anni fa.





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