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Jogging+Plocka= Plogging

Cos'è il plogging e come si fa

di Lia Fiorio
27 set 2019

La storia nasce in Svezia quando un gruppo di amici ha incominciato a dare ai propri allenamenti un’impronta biologica ed ecologica, raccogliendo i rifiuti trovati per terra. Galeotto fu Instagram: dopo sole due foto postate il trend prese piede (è il caso di dire). In pochissimo tempo il plogging è divenuto, se non popolare, almeno noto ovunque, dal Giappone agli Stati Uniti. 

Il nome plogging deriva dal verbo svedese plocka upp, che significa ripulire, unito alla parola jogging che conosciamo già bene.


La divisa d’ordinanza del plogger è: scarpe da running, pantaloncini, o pantaloni lunghi della tuta + guanti+pinza raccogli-rifiuti+un sacchetto da riempire con lattine, bottigliette, cartacce, mozziconi e chi più ne ha più ne metta. Attenzione! Parte integrante di una sessione di plogging è alla fine quando si mostra con orgoglio il bottino raccolto. Che poi va ovviamente deferito nei vari bidoni differenziati.


Per scegliere l’attrezzatura più adatta, stanno addirittura nascendo i primi negozi online specializzati. Per esempio un sito aperto da poco e diventato un punto di riferimento è il francese Run Eco Team dove, al grido di  "Cours pour un monde plus propre" (corri per un mondo più pulito) si trova di tutto, anche consigli pratici e/o libri sul tema. Sul sito anche i complimenti di Mark Zuckerberg a Nicolas Lemonnier, il francese che ha contribuito a rendere virale il plogging.


Uno sport per rimettersi in forma sia dentro sia fuori: fuori perché tonifica la muscolatura, dentro perché fa sentire in pace con il mondo (e con se stessi) per avere compiuto una buona eco-azione. Un tipo di running en plain air tra benessere personale e ambientale. Bella idea, vero?



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