La nona del maestro Obradovic è anche la prima in assoluto per una squadra turca e per il nostro Gigione Datome capace di alzare l’Eurolega 2017 da protagonista facendo sentire cosi tutto il basket italiano un po’ meno piccolo e marginale di quello che, purtroppo, realmente sia. L’energia del Fenerbahce si appalesa da subito dopo la palla a due con la grande aggressività messa in campo e i 16000 sugli spalti a spingere ininterrottamente i gialli. Il copione è scritto, 80 a 64 il finale, compresa la proverbiale resistenza dell’Olympiacos, squadra da vera e propria mitologia greca guidata in campo dal suo Dio Vassilis Spanoulis (un giocatore cosi ne nasce, forse, uno ogni 10 anni) francobollato difensivamente 40 minuti su 40. Questo è il merito assoluto del coach più vincente di sempre alla nona coppa dei campioni con 5 squadre diverse: Obradovic in 3 anni sotto la guida del miglior dirigente italiano in circolazione, il GM plenipotenziario Maurizio Gherardini, ha costruito una mentalità straordinaria fatta di concentrazione e fame agonistica senza pause, volta a macinare, letteralmente e progressivamente l’avversario. Le sconfitte nelle ultime 2 final four sono state il viatico per la vittoria di Istanbul, a confermare che ogni grande successo si costruisce anzitutto passando per cocenti delusioni. Datome firma 10 punti a cavallo tra terzo e quarto quarto lanciando il Fenerbhace dalla resistenza greca fatta del solo + 5 al successivo allungo a + 18 che significa festeggiamenti anticipati. Ed allora il Gigione nazionale può mantenere la scommessa fatta e farsi tagliare il coda di capelli da Pero Antic in diretta tv, Obradovic finalmente sorridere, Udoh alzare il meritato premio di MVP della F4 con la sua straordinaria presenza dentro l’area fatta di punti, rimbalzi e stoppate decisive. La prima Eurolega a girone unico parla turco, la prossima con le finali a Mosca nel 2018 sembra avere già una favorita con sete di rivincita. Per costruire una vittoria non bisogna fermarsi mai. Obradovic lo insegna, Itoudis ne è stato il discepolo. La sfida per un nuovo passaggio di consegne sembra essere già iniziata. Anche questo, è il bello del basket.
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