Si può uscire dall'inferno affrescando un Paradiso, si fa a patto di essere artisti. Che è più ancora che campioni. Vincenzo Nibali non è quello che va di più ma quello che ha la fantasia di ribaltare un giro in 2 giorni. Domenica scorsa dopo la cronometro era praticamente fuori corsa, mercoledi sull'orlo di salire sull'ammiraglia e darla su. Quando non girano le gambe, il ciclista si ferma. Il campione reagisce e vince una tappa, l'artista si inventa una cosa che non esiste. Si prende il Giro lo Squalo come tre anni fa. Ma allora fu tirannia, oggi sofferenza e risurrezione. Salite da aggredire con l'acido lattico fino al cervello, tre Gran Premi della Montagna sopra quota 2000. Va via una fuga senza uomini di classifica mentre il terzetto Chaves, Nibali e Valverde si studiano e si stuzzicano. Il duello che conta è sul Colle di Lombardia. Scarponi fa un lavorone di scrematura e lascia i contendenti l'uno contro l'altro. Nibali coglie l'attimo. Parte, Valverde e Chaves lo tengono a bagno maria, l'azione pare esaurirsi. E a quel punto l'affresco si completa. Nibali aumenta i giri e vola via, dietro arrancano e adesso è il vuotoi. Intanto la fuga si sgretola e mentre vince Taaramae il pretoriano Kargert aspetta il suo capitano e tira a tutta prima di staccarsi e lancialo in orbita. L'ultimo chilometro è una cronometro che Nibali si mangia fino al traguardo. Valverde arriva lontano, Chaves lontanissimo. Il finale più bello di un giro fantastico.
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