Il re è puntualissimo. Entra allo stadio che ancora è giorno pieno e le bandiere spagnole sono tante e quelle catalane poche. Non è solo forma, è sostanza quando lo sport ancora una volta assolve ad un compito, l’unità, che spetterebbe ad altri. Cantano i bimbi. Eccolo il mare che guardiamo da angolature diverse, ma che tutti chiamiamo nostro.
Quando azzera le distanze, quando è speranza di una vita nuova e quando la vita la chiede in sacrificio a chi ci prova. E’ una cerimonia pulita, liscia, senza sovrastrutture o barocchismi fuori dal tempo e dal budget. E’ lo sport 2.0. Che non dimentica di celebrare gli eroi. Come Giovanni Pellielo, 48 anni e fuoriclasse senza età. Ma con record. Portabandiera e capofila della sterminata delegazione italiana. Ne ha, il monumento vivente del Tiro a Volo, 5 in più del leggendario D’Inzeo a Messico ’68. Sfilano. Emozionati ed emozionanti. Per la prima volta ci sono portoghesi e kosovari. Si allarga la famiglia.
Fino a San Marino con Gian Marco Berti che porta orgoglioso una bandiera che racchiude un piccolo primato. 30 anni fa a Seoul l’onore toccò al padre Gian Nicola che un anno dopo portò in patria dalla Siria la prima medaglia.
Chiude la Spagna, un mare giallorosso e ci mancherebbe. Dunque si gioca, con un anno di ritardo ma si gioca. Attorno ad un Mediterraneo che ha molte sponde, molti accenti, molto nervoso, ma ritrova magicamente in uno stadio tutto il senso di stare insieme. Una serata bella, non eccessiva. Un post it nelle agende di chi ha pensato che visto il lievitar di costi e il fuggir di sponsor, di questi vecchi Giochi scorticati si potrebbe fare a meno. Una lezione di civiltà che viene dalla culla dove la civiltà è nata anche se troppo spesso si diverte a litigare.
Da Tarragona,
Roberto Chiesa
Quando azzera le distanze, quando è speranza di una vita nuova e quando la vita la chiede in sacrificio a chi ci prova. E’ una cerimonia pulita, liscia, senza sovrastrutture o barocchismi fuori dal tempo e dal budget. E’ lo sport 2.0. Che non dimentica di celebrare gli eroi. Come Giovanni Pellielo, 48 anni e fuoriclasse senza età. Ma con record. Portabandiera e capofila della sterminata delegazione italiana. Ne ha, il monumento vivente del Tiro a Volo, 5 in più del leggendario D’Inzeo a Messico ’68. Sfilano. Emozionati ed emozionanti. Per la prima volta ci sono portoghesi e kosovari. Si allarga la famiglia.
Fino a San Marino con Gian Marco Berti che porta orgoglioso una bandiera che racchiude un piccolo primato. 30 anni fa a Seoul l’onore toccò al padre Gian Nicola che un anno dopo portò in patria dalla Siria la prima medaglia.
Chiude la Spagna, un mare giallorosso e ci mancherebbe. Dunque si gioca, con un anno di ritardo ma si gioca. Attorno ad un Mediterraneo che ha molte sponde, molti accenti, molto nervoso, ma ritrova magicamente in uno stadio tutto il senso di stare insieme. Una serata bella, non eccessiva. Un post it nelle agende di chi ha pensato che visto il lievitar di costi e il fuggir di sponsor, di questi vecchi Giochi scorticati si potrebbe fare a meno. Una lezione di civiltà che viene dalla culla dove la civiltà è nata anche se troppo spesso si diverte a litigare.
Da Tarragona,
Roberto Chiesa
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