I problemi ci sono sempre stati, fin dall’inizio, quando la Centrale del latte è uscita dalla gestione statale ed è diventata proprietà privata, gestita dalla “Cooperativa Agricola Latte Sammarinese” formata da tutti i produttori locali. Fu un passaggio difficile e molto travagliato, ma il “Consorzio terra di San Marino”, espressamente nato per salvaguardare i produttori agricoli locali e le loro cooperative, non diede alcun aiuto.
La storia si è ripetuta nella questione forniture scolastiche per i prodotti derivati dal latte, in barba alle deliberazioni del Consiglio e ai principi fondanti dello Consorzio stesso. Di fronte ad una palese forzatura, con la scelta di una ditta esterna, che poi si è visto come è andata a finire, il Consorzio ha fatto la voce del pesce.
Eppure: l’olio, la carne, il pane, il vino, il miele, prodotti da San Marino, hanno canali privilegiati per tutte le forniture pubbliche. Perché non si fa altrettanto con i formaggi?
La spiegazione fornita durante una delle ultime assemblee, e cioè che siccome mancano i soldi, si sono preferiti prodotti meno cari, non piace e non soddisfa.
I prodotti che costano poco, valgono ancora meno del loro prezzo, perché le aziende che li commercializzano vogliono comunque guadagnare.
E poi, se si vuole parlare di economia, i soldi che si spendono sul territorio, fanno girare l’economia locale, vengono pagati stipendi a dipendenti e ad operatori sammarinesi; vengono pagate tasse, contributi previdenziali e monofase. Senza parlare del valore aggiunto costituito dalla sicurezza e dalla qualità, costantemente controllate dall’Ufficio Agrario e dall’Ufficio Prevenzione.
Viene da chiedersi: quanto costa la salute dei nostri bambini?
Adesso la questione forniture scolastiche per casatella, caciotta, stracchino, yogurt intero e scremato, sembra volgere alla soluzione. E’ stata aperta una nuova trattativa (non appalto) con alcune voci diverse al precedente bando, e la Centrale del latte è tornata di nuovo in corsa. Alla nuova proposta ha risposto con i suoi prezzi, che sono assolutamente equilibrati e sono gli stessi applicati alla grande distribuzione.
Nel frattempo manda a dire al Consorzio Terra di San Marino: se non ci volete, possiamo anche andarcene. Almeno risparmiamo la quota di adesione (che non è neanche piccola).
San Marino 12 ottobre 2016
La storia si è ripetuta nella questione forniture scolastiche per i prodotti derivati dal latte, in barba alle deliberazioni del Consiglio e ai principi fondanti dello Consorzio stesso. Di fronte ad una palese forzatura, con la scelta di una ditta esterna, che poi si è visto come è andata a finire, il Consorzio ha fatto la voce del pesce.
Eppure: l’olio, la carne, il pane, il vino, il miele, prodotti da San Marino, hanno canali privilegiati per tutte le forniture pubbliche. Perché non si fa altrettanto con i formaggi?
La spiegazione fornita durante una delle ultime assemblee, e cioè che siccome mancano i soldi, si sono preferiti prodotti meno cari, non piace e non soddisfa.
I prodotti che costano poco, valgono ancora meno del loro prezzo, perché le aziende che li commercializzano vogliono comunque guadagnare.
E poi, se si vuole parlare di economia, i soldi che si spendono sul territorio, fanno girare l’economia locale, vengono pagati stipendi a dipendenti e ad operatori sammarinesi; vengono pagate tasse, contributi previdenziali e monofase. Senza parlare del valore aggiunto costituito dalla sicurezza e dalla qualità, costantemente controllate dall’Ufficio Agrario e dall’Ufficio Prevenzione.
Viene da chiedersi: quanto costa la salute dei nostri bambini?
Adesso la questione forniture scolastiche per casatella, caciotta, stracchino, yogurt intero e scremato, sembra volgere alla soluzione. E’ stata aperta una nuova trattativa (non appalto) con alcune voci diverse al precedente bando, e la Centrale del latte è tornata di nuovo in corsa. Alla nuova proposta ha risposto con i suoi prezzi, che sono assolutamente equilibrati e sono gli stessi applicati alla grande distribuzione.
Nel frattempo manda a dire al Consorzio Terra di San Marino: se non ci volete, possiamo anche andarcene. Almeno risparmiamo la quota di adesione (che non è neanche piccola).
San Marino 12 ottobre 2016
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