La San Marino RTV nasce da un accordo internazionale in materia radiotelevisiva, firmato a Roma il 23 ottobre del 1987 dagli allora responsabili della politica Estera dei due Paesi, Giulio Andreotti e Gabriele Gatti. Nell'intesa si conviene la costituzione di una società di diritto sammarinese, avente capitale pubblico adeguato, fra la Società italiana concessionaria del servizio pubblico radio-televisivo e la Società sammarinese di servizio pubblico che verrà designata dalla Repubblica di San Marino. Il Governo di San Marino, all'articolo 2 della convenzione, si impegna a non promuovere e a non favorire, nel campo radio-televisivo, iniziative che possano esser e concorrenziali, all'interno o all'esterno del proprio territorio, con l'attività della Società”, che opererà nel rispetto degli interessi dei due Paesi, come sancito dall'articolo 4, lo stesso che prevede lo stanziamento di risorse per la sua gestione: “agli oneri derivanti dall'attuazione del presente Trattato – si legge testualmente – il Governo della Repubblica italiana concorrerà con la somma forfetaria di lire 6 miliardi annui”. Un accordo che avrà valenza per 15 anni e sarà tacitamente rinnovato per periodi annuali, nel quale San Marino si impegna ulteriormente, nell'articolo 8, a rinunciare “a collaborare, direttamente o indirettamente, ad iniziative in campo radiotelevisivo al di fuori del proprio territorio”. Il testo ratificato sarà consegnato alle autorità sammarinesi dall'allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, accompagnato nella sua visita ufficiale sul Titano, dall'11 al 13 giugno del 1990, dal Ministro degli Esteri Gianni De Michelis.
18 anni più tardi, il 5 marzo 2008, l'accordo viene rinnovato sottolineando la “necessità di rafforzare la cooperazione reciproca in materia radio-televisiva”. Lo sottoscrivono i Ministri degli Esteri, Massimo D'Alema e Fiorenzo Stolfi. Nelle premesse del nuovo testo si mette in evidenza, il “rilevante beneficio per entrambi gli Stati confinanti”. Per la prima volta si mette l'accento sulla necessità di ampliare il bacino d'utenza attraverso l'utilizzo del satellite e si fa riferimento ad un progetto mirato all'area Adriatica e dei Balcani, per “diffondere la lingua italiana, insieme alla cultura, l'immagine e i valori di entrambi gli Stati. Confermato il contributo annuo che, convertito in Euro diventa di 3.098.000 €. All'articolo 3 del nuovo testo San Marino si impegna a non utilizzare tre delle frequenze assegnate dal Piano di Ginevra 2006, i canali 7, 26 e 30, che l'Amministrazione italiana potrà utilizzare invece sul suo territorio. Tre frequenze sono un patrimonio tutt'altro che trascurabile. Secondo alcuni esperti il valore economico delle frequenze si aggira sui 2 euro per ogni abitante raggiunto dal segnale. Considerato che i canali sammarinesi in uso alla RAI illuminano un bacino importante, si stima in una cifra vicina ai 4 milioni di euro all'anno il canone che l'Italia dovrebbe pagare alla Repubblica di San Marino per l'uso delle frequenze a lei assegnate a Ginevra. Solo questo renderebbe non solo doveroso ma anche conveniente il versamento dei 3 milioni e rotti annui previsti dall'accordo. C'è poi da mettere in evidenza un ulteriore aspetto: nella convenzione del 2008, all'articolo 7, si incarica una apposta Commissione mista, in caso di cessazione dell'Accordo, a definire le modalità di gestione, sotto il profilo tecnico, finanziario e amministrativo, della rimessa a disposizione della parte sammarinese delle tre frequenze in questione. E questo l'onorevole Nardella, insieme ad altri, dovrebbe saperlo.
18 anni più tardi, il 5 marzo 2008, l'accordo viene rinnovato sottolineando la “necessità di rafforzare la cooperazione reciproca in materia radio-televisiva”. Lo sottoscrivono i Ministri degli Esteri, Massimo D'Alema e Fiorenzo Stolfi. Nelle premesse del nuovo testo si mette in evidenza, il “rilevante beneficio per entrambi gli Stati confinanti”. Per la prima volta si mette l'accento sulla necessità di ampliare il bacino d'utenza attraverso l'utilizzo del satellite e si fa riferimento ad un progetto mirato all'area Adriatica e dei Balcani, per “diffondere la lingua italiana, insieme alla cultura, l'immagine e i valori di entrambi gli Stati. Confermato il contributo annuo che, convertito in Euro diventa di 3.098.000 €. All'articolo 3 del nuovo testo San Marino si impegna a non utilizzare tre delle frequenze assegnate dal Piano di Ginevra 2006, i canali 7, 26 e 30, che l'Amministrazione italiana potrà utilizzare invece sul suo territorio. Tre frequenze sono un patrimonio tutt'altro che trascurabile. Secondo alcuni esperti il valore economico delle frequenze si aggira sui 2 euro per ogni abitante raggiunto dal segnale. Considerato che i canali sammarinesi in uso alla RAI illuminano un bacino importante, si stima in una cifra vicina ai 4 milioni di euro all'anno il canone che l'Italia dovrebbe pagare alla Repubblica di San Marino per l'uso delle frequenze a lei assegnate a Ginevra. Solo questo renderebbe non solo doveroso ma anche conveniente il versamento dei 3 milioni e rotti annui previsti dall'accordo. C'è poi da mettere in evidenza un ulteriore aspetto: nella convenzione del 2008, all'articolo 7, si incarica una apposta Commissione mista, in caso di cessazione dell'Accordo, a definire le modalità di gestione, sotto il profilo tecnico, finanziario e amministrativo, della rimessa a disposizione della parte sammarinese delle tre frequenze in questione. E questo l'onorevole Nardella, insieme ad altri, dovrebbe saperlo.
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