San Marino è entrato nell’era del debito pubblico estero, senza avere, a livello collettivo, consapevolezza del peso di questa decisione, presa, prima da pochi e poi convalidata a livello di Consiglio Grande e Generale, con il decreto esaminato nella seduta straordinaria del febbraio 2021.
Tutto lo scenario politico è coinvolto in questo percorso verso il debito, infatti tutte le forze politiche hanno prioritariamente approvato l’ordine del giorno del 23 aprile 2020, dando mandato al Congresso di Stato di accedere al debito, sebbene il peso delle responsabilità, nel bene e nel male, siano diversificate tra partiti della maggioranza, che decidono, e quelli dell’opposizione, che dovrebbero controllare.
Alcune ragioni per il debito estero
In questa foga decisa verso il debito e in particolare verso il debito estero, ci siamo poste più volte l’interrogativo chi fosse o fossero i suggeritori verso questa linea di indebitamento nei mercati internazionali. Dal dibattito consigliare abbiamo percepito, dalle affermazioni del segretario Luca Beccari e dal consigliere Marco Nicolini almeno due motivazioni. Beccari ha dichiarato che il Fondo Monetario (FMI) nei suoi suggerimenti, ha da tempo ritenuti inadeguati i flussi finanziari interni tra banche locali e Stato sammarinese e avrebbe delineato la via del debito estero, finanziato dai mercati internazionali, come strategia da seguire.
Da notare che il FMI è l’espressione delle potenti banche d’affari, che non hanno l’obiettivo del benessere dei popoli, ma sono molto attente ai business della finanza internazionale. Questo è un dato che è sempre bene sapere a titolo precauzionale!!!
La seconda dichiarazione l’abbiamo ascoltata dalle parole del consigliere di Rete, Marco Nicolini, che privilegia il debito estero rispetto al debito interno, perché questo ultimo “rende più ricchi i già ricchissimi di San Marino”. Strano concetto di politica economica, anche per coloro che sono attenti alle disuguaglianze sociali.
Ci manca di sapere quale sia stata la posizione di Banca Centrale, ma si può ipotizzare la sua attenzione, o attraverso il silenzio o mediante indicazioni precise.
Politica economica originale
Fatta questa premessa, può diventare interessante analizzare la “originalità della politica economica sammarinese” Infatti dagli interventi del Consiglio si capisce che questa politica si basa su 3 capisaldi: 1°. prima bisogna avere la disponibilità dei soldi dagli investitori esteri; 2°. secondo, pensare alle riforme per ristabilire la politica di bilancio e quella della spesa pubblica, che sia sostenibile con l’entità del debito contratto (quota annua di interessi e quota capitale di restituzione). 3° terzo, definire i progetti di sviluppo, da finanziare con il debito pubblico, in modo da aumentare il Prodotto Interno Lordo (PIL), cioè il flusso di ricchezza nazionale. In questa ultima direzione ci è sembrato si sia espresso il Segretario Fabio Righi. Questo meccanismo decisionale si basa su un percorso inverso rispetto al meccanismo che Draghi ha indicato come percorso del debito buono.
Spreco finanziario
Il meccanismo decisionale è così talmente inverso, rispetto alle buone prassi istituzionali, che lo stesso prestito estero, ad un anno, contratto con Cargill, si può già configurare come spreco finanziario. Si sciupa la liquidità finanziaria del debito, in un momento di grave crisi economica per il COVID che ha toccato profondamente, significativi settori economici di San Marino, il turismo, il commercio e il lavoro autonomo. E’ una situazione che non possiamo permetterci.
Interventi fotocopia
Molti interventi in Consiglio esprimono “contenuti fotocopia”: le decisioni e le strategie delle Finanze sono sostenute acriticamente. Si ha così l’immagine di un pastore che guida i vari gruppetti del suo gregge, che lo seguono, approvando la sua conduzione. Qualche sporadica “ pecorella”, se ha qualche dubbio, si mostra timida e non esprime il coraggio del proprio contrasto. Anche se il pastore spinge le pecorelle verso il baratro, esse lo seguono. In questa metafora c’è poco da stare tranquilli. Un suggerimento è di leggere le indicazioni discrete e sintetiche sulla gestione del debito pubblico, che il noto Emilio Della Balda scrive sul suo “Post”.
All’interno di questo quadro distorto di linee di politica economica, si inquadra, in aggiunta, la convinzione autoctona e disordinata di internazionalizzazione. Il pensiero dominante sull’internazionalizzazione è l’attesa di avere investitori stranieri che portino a San Marino, soldi, finanziamenti, che diano allo Stato prestiti, che si configurano come debito pubblico e come conseguenza producano flussi monetari, rivolti verso l’esterno, per pagare gli interessi sui debiti contratti.
Non è ancora radicato il concetto virtuoso di internazionalizzazione, inteso sia come espansione commerciale e finanziaria fuori dai confini della Repubblica, sia come incremento delle esportazioni e degli investimenti esteri.
Nel 2000 San Marino era al 4° posto nella classifica mondiale per il reddito procapite. Era un paese che viveva sulla rendita da paradiso fiscale. Oggi che la Repubblica ha bisogno di un progetto di sviluppo, adeguato ai nuovi scenari, San Marino produce una politica economica da paese in via di sviluppo. Questa situazione dovrebbe far riflettere i diversi soggetti responsabili, presenti nella comunità. Speriamo che ciò avvenga!!!
Comunicato stampa
Marcella Michelotti
Orietta Ceccoli